Intervista a Momcilo Jankovic, pediatra ed ematologo
Il Professor Momcilo Jankovic, pediatra ed ematologo, nonché responsabile del Day hospital del reparto di Ematologia Pediatrica dell’ospedale San Gerardo di Monza dal 1982 al 2016, è Vicepresidente dell’Associazione Italian Global Health Action.
Che cosa significa per lei convivenza?
«“Cum vivere” vuole dire “vivere insieme”. Ecco il significato della parola convivenza. Ma più che “vivere insieme” la parola convivenza per me significa agire insieme senza mai perdere la propria individualità, avere cioè la gioia e la soddisfazione di fare molte cose insieme. Molte cose non significa tutto ma le iniziative più importanti. Convivenza in fondo significa condividere fasi della propria vita insieme agli altri e avere la gioia di condurle e portarle a termine insieme (mi riferisco a iniziative lavorative, a crescita di amicizie, a progettazioni di divertimenti…). Convivenza, infine, per una coppia significa vivere nello stesso ambiente e condividere gioie e delusioni, vittorie e sconfitte, agi e difficoltà».
Stare insieme è una conoscenza innata o è una competenza che si impara?
«È una competenza che si viene ad apprezzare, implementare e conoscere “strada facendo”, cioè camminando nella vita con l’attenzione e la capacità di valutare pregi e difetti che lo stare insieme comporta, con l’obiettivo, però, di stabilire una sempre più stretta e vera condivisione e coesione. Se stare insieme è, come si è detto, una competenza, non deve contemplare il concetto di “obbligo” ma quello di piacere e di gioia».
Convivere e condividere esperienze ci può curare?
«Certo. Recentemente ho avuto un’esperienza personale che vorrei raccontarvi come esempio. Sono stato ricoverato per un mese all’Istituto Tumori di Milano per un intervento “devastante” all’addome (tumore retroperitoneale). Confesso di avere trascorso giorni veramente difficili resi però assolutamente affrontabili dalla presenza costante di mia moglie, che tutti i pomeriggi ha condiviso la mia degenza rendendola più sopportabile. La sua condivisione è stata per me un’ottima cura, una cura ideale in grado di attutire le difficoltà post-intervento e il disagio della degenza. Abbiamo condiviso questa esperienza e ci siamo curati a vicenda. Altri esempi splendidi li ho avuti, nell’ambito della mia attività lavorativa, dai rapporti delle famiglie con i loro figli malati, ai quali hanno sempre garantito dedizione, presenza, condivisione, un comportamento che ha aiutato loro a lenire le pene della malattia e delle gravose cure».
Ci sono regole per la convivenza? E se sì, quali?
«Sì, ci sono, secondo me. Questo è il mio decalogo:
1. Rispetto reciproco: ognuno va rispettato come persona
2. Rispetto della privacy. Esiste sempre qualcosa di strettamente personale e non necessariamente condivisibile, ma va capito.
3. Non essere invadenti, oppressivi e ossessivi. La libertà individuale va sempre accettata e rispettata.
4. Essere sinceri gli uni con gli altri. Sotterfugi, scuse banali e bugie vanno evitate.
5. Scambi di opinioni e discussioni sono comprensibili soltanto se fatte in maniera civile e costruttiva.
6. La convivenza, pur non obbligatoriamente legalizzata, deve però rispettare i diritti reciproci.
7. Saper accettare il tempo (non infinito) come fattore coadiuvante per rafforzare o indebolire il rapporto di convivenza.
8. Incoraggiare le proposte fatte da ciascuno attraverso l’ascolto attento anche se critico.
9. Evitare rabbia e presunzione.
10. L’inizio di una convivenza è la parte più difficile da affrontare perché porta con sé molti dubbi; ma va affrontato con serenità e determinazione».
– Momcilo Jankovic
“Cum vivere” vuole dire “vivere insieme”. Ecco il significato della parola convivenza. Ma più che “vivere insieme” la parola convivenza per me significa agire insieme senza mai perdere la propria individualità, avere cioè la gioia e la soddisfazione di fare molte cose insieme. Molte cose non significa tutto ma le iniziative più importanti. Convivenza in fondo significa condividere fasi della propria vita insieme agli altri e avere la gioia di condurle e portarle a termine insieme “.