Amicizia: da un estratto del libro Sull’amicizia, di Eugenio Borgna
Una premessa
L’amicizia è una esperienza di vita fra le più belle e radiose, e questo in ogni età, anche se cambiano i suoi contenuti. «Amicizia» è una parola sempre nuova, alla quale guardare con attenzione e con stupore, recuperandone la ricchezza umana e gli infiniti orizzonti di senso, che sconfinano talora nelle aree della cura in psichiatria. Questo, ovviamente, solo se la psichiatria sia considerata nella sua ragione d’essere relazionale, e umana. Nel mio cammino in una clinica universitaria, e in un manicomio poi, mi sono incontrato con le luci e le penombre dell’amicizia, come un modo di vivere la sofferenza psichica nella sua dignità e nella sua gentilezza, nella sua tenerezza e nella sua nostalgia di comunione. In fondo, i libri che ho scritto sono (tutti) sgorgati dalla continua immersione nel dialogo e nell’accoglienza, nella comprensione nella rivalutazione, della follia. Una forma di vita, questa, abitualmente esclusa dai nostri pensieri, e invece bisognosa sempre di attenzione, e di ideale amicizia.
Prima parte
Impara a essere sola, non fosse altro che per meritare la vera amicizia. Simone Weil
Nel corso di questo mio libro l’amicizia è rivissuta nelle sue molteplici articolazioni psicologiche e umane, letterarie e spirituali, nella speranza che possa essere meglio conosciuta, e meglio riconsiderata, nei suoi aspetti e nelle sue risonanze emozionali. Non avrei iniziato questo discorso, se non avessi amato i testi meravigliosi di Simone Weil, che fanno riemergere la natura profonda e insondabile, luminosa e mistica, dell’amicizia. Vorrei che da questo mio libro rinascessero le immagini di una amicizia che risplenda nelle notti oscure dell’anima, e ci aiuti (anche) a meglio confrontarci con la cura della sofferenza psichica. Sì, l’amicizia fra chi cura e chi è curato è talora la sola zattera sulla quale possa salire una persona sola e disperata, che anela alla morte volontaria.
Sono molti i libri che si occupano di amicizia, ma non sono molti quelli che guardano alla amicizia come a una possibile dimensione di una psichiatria che non abbia paura di confrontarsi con tematiche lontane da quelle cliniche.
L’amicizia è sorgente di vita
Non saprei immaginare una descrizione più elegiaca e più affascinante di amicizia di quella che in una sua lettera è stata fatta da Simone Weil, e che si legge con il cuore in gola, e con ardente indicibile commozione.
«Sono giunta al punto che non posso assolutamente concepire l’eventualità che un qualche essere umano provi amicizia per me. Se credo alla sua, semplicemente per quel tanto che la ragione mi suggerisce di credervi poiché ho fiducia in lei da lei ricevo l’assicurazione di questa amicizia. Ma per la mia immaginazione, essa rimane comunque impossibile. Poiché l’amicizia è per me un beneficio incomparabile, senza misura, una sorgente di vita, in senso non metaforico, ma letterale. Poiché non solo il mio corpo, ma la mia stessa anima, interamente avvelenata dalla sofferenza, sono inabitabili per il mio pensiero, è necessario che esso si trasferisca altrove. Non può abitare in Dio se non per brevi istanti. Spesso abita nelle cose. Ma sarebbe contro natura che un pensiero umano non abitasse mai in qualcosa di umano. Così, letteralmente, l’amicizia dona al mio pensiero tutta la parte della sua vita che non gli deriva da Dio o dalla bellezza del mondo. Può dunque ben comprendere quale dono lei mi ha accordato offrendomi la sua amicizia». Una lettera straziante, dalla quale l’amicizia rinasce nella sua dimensione spirituale, e nella sua indicibile grazia.
L’amicizia come dialogo infinito
L’amicizia ha il significato di un dialogo infinito, che continua anche quando non ci si vede, non ci si parla, non ci si incontra. Quando ci si rivede con una persona amica, si cancella il silenzio e si cancella l’assenza, si ricostituisce il dialogo solo apparentemente perduto. Il tempo, il tempo interiore, non si è mai slabbrato, non si è mai incrinato, al di là della sospensione del tempo della clessidra; ma il linguaggio del silenzio ritorna a essere il linguaggio della parola, e quello dei volti, che si rispecchiano negli sguardi, che sono la voce degli occhi. L’amicizia come dialogo, certo, come dialogo nel silenzio, e come dialogo nella parola; ancora come corrente carsica, che scorre nascosta fra persone vicine e lontane, sapendo che in qualsiasi momento ci si può sentire, e ci si può incontrare. Amicizia come una condizione umana, dalla quale si è aiutati, quando si sta scendendo lungo la china della tristezza e del dolore, dell’angoscia e della disperazione, e si ha bisogno di ascolto e di vicinanza, di comprensione e di solidarietà.
Nella amicizia il tempo, il tempo interiore, il tempo vissuto, nei suoi vertiginosi sconfinamenti dal passato al presente, e dal presente al futuro, non si incrina mai nonostante che il tempo degli orologi, il tempo del calendario, si sia perduto nel corso della nostra vita. Rivedendosi, lo direi ancora, il linguaggio del silenzio e il linguaggio dell’assenza sono sostituiti dal linguaggio del volto e degli sguardi, del sorriso e delle lacrime, che sono un altro modo, talora ancora più scintillante, di parlare. L’amicizia scorre radiosa e silenziosa fra persone vicine e lontane, consapevoli che nei momenti della gioia e del dolore, della tenerezza ferita e della nostalgia, non si sarà mai soli. Sì, ci sono amicizie profonde e amicizie che non lo sono, amicizie che durano una vita e amicizie immature, che si sfaldano rapidamente; ma in ciascuna di esse non possono mai mancare, anche quando sono fragili e intermittenti, slanci interiori all’ascolto e al dialogo, alla accoglienza e alla solidarietà. Sono cose che non dovremmo mai dimenticare, lasciandole germogliare in noi.
L’amicizia trasfigura la vita
In ogni amicizia, quando sia spontanea e discreta, non importa se antica, o recente (ci sono amicizie che nascono improvvise anche in persone che si conoscano da poco, e si vedano di rado), non si spengono mai gli aneliti alla condivisione e alla comunione. L’amicizia, come ogni esperienza essenziale della vita, ci trasforma nei nostri orizzonti emozionali ed esistenziali, e fa sgorgare in noi speranze che, anche nel dolore dell’anima e del corpo, ci aiutano a resistere alle nubi e alle notti oscure dell’anima. Ci sono forme diverse di amicizia, che salgono e scendono sulla scia delle vicende della nostra vita, e nondimeno il nocciolo segreto di ogni esperienza di amicizia è quello della inesauribile reciprocità. Ciascuno di noi rivive l’amicizia in modi emozionalmente diversi, ma (tutti) contrassegnati dall’oscillare fra le esperienze del passato e quelle del futuro. La memoria vissuta non ha nulla a che fare con la memoria cronologica, con la memoria dei numeri e delle cifre, delle date e delle ricorrenze, estranea alle emozioni che sono essenziali nel dare un senso alla nostra vita.
– Eugenio Borgna
“Vorrei che da questo mio libro rinascessero le immagini di una amicizia che risplenda nelle notti oscure dell’anima, e ci aiuti (anche) a meglio confrontarci con la cura della sofferenza psichica. Sì, l’amicizia fra chi cura e chi è curato è talora la sola zattera sulla quale possa salire una persona sola e disperata, che anela alla morte volontaria.