Dov’è casa mia: le pareti vibrano e trovo la memoria di famiglia

Autori:
Marianna, di Casa di Deborah, racconta di una casa piena di ricordi, legami e nuovi incontri. Un luogo che racchiude momenti preziosi, accogliente come un caldo abbraccio.
"Dalla stube esce un calore avvolgente e sedendosi sulla poltrona di pelle rossa si può ammirare il fuoco scoppiettante. Una pizza si sta lentamente cuocendo, le bolle della crosta stanno prendendo colore". Immagine generata dal sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Casa mia: dove i ricordi abitano, scrigno di vita, affetti e nuovi incontri

Sul pavimento della terrazza sono posizionati dei soldatini, verdi e grigi, alcuni in piedi altri distesi: sono stati colpiti.

In cucina il marmo è ricoperto di farina e appoggiata alla parete c’è una pala con il manico in legno.

In salotto il tabellone consunto del Monopoli è aperto e due pedine sono in gioco: la Torre di Londra e la Torre Eiffel. Il tavolo, sempre con la prolunga, è ricoperto da una cerata a cuori, non si sa mai chi potrebbe arrivare.

Qualcuno bussa e dei volti si affacciano, subito si aggiungono piatti, tazze di thè e sedie.

Dalla stube esce un calore avvolgente e sedendosi sulla poltrona di pelle rossa si può ammirare il fuoco scoppiettante. Una pizza si sta lentamente cuocendo, le bolle della crosta stanno prendendo colore.

Un materasso è posizionato sopra la stube e ormai è caldo abbastanza per ospitare chi vorrà. Raggomitolata lì, sotto una coperta di lana fatta a mano, spunta il viso di una ragazza.

In sala la musica è alta, la macchina del fumo è al massimo e si intravedono solo delle sagome che ballano illuminate qua e là dalle luci stroboscopiche. Una festa a sorpresa, i 18 anni. Un gruppo di amici che accompagna nella crescita.

In garage la sega circolare continua a fare rumore e a trasformare il legno in segatura ricoprendo il pavimento.

Inspiro e sento profumo di legno, erba appena tagliata e cannella, semplicemente casa.

Le pareti vibrano, la casa è viva. Memorie di persone che non ho mai conosciuto diventano parte di me ed è come se fossero lì.  Storie di chi ora non c’è più, ma che hanno lasciato dei segni, come le impronte nella neve. Mi raggiunge il rumore del tagliaerba, il papà fa avanti e indietro nel giardino con un filo arancione che lo segue. Lo zio, con il decespugliatore, completa il terreno nei punti più ripidi.

I guanti da giardinaggio che, con movimenti veloci e decisi, potano le rose sono guidati dalla mamma che, con un ampio cappello bianco, si ripara dal sole. La zia la osserva e dirige le sue mani.

Un bambino con i capelli ricci castani e un berretto verde alza la maglietta e la utilizza come riserva di pigne, in mano ne ha una affusolata con delle gocce di resina ai lati. Prende la mira e lancia nella mia direzione, il gioco ha inizio.

La casa come contenitore dei ricordi. Di nuovi se ne aggiungeranno con persone che incontrerò lungo la strada. Così anche il luogo di lavoro diventa luogo di relazioni, colleghi che diventano amici, ragazzi che diventano centro di pensieri e affetto, volontari che si aggiungono alla cerchia degli zii.

«L’amore non si divide, l’amore si moltiplica». 

Chiudo gli occhi e mi immagino lì, a custodire i momenti preziosi con la stessa cura con cui, nei pesanti cassettoni di legno profumati di lavanda, sono ripiegate le tovaglie della nonna per le occasioni di festa.

– Marianna Gatti

La casa come contenitore dei ricordi. Di nuovi se ne aggiungeranno con persone che incontrerò lungo la strada. Così anche il luogo di lavoro diventa luogo di relazioni, colleghi che diventano amici, ragazzi che diventano centro di pensieri e affetto, volontari che si aggiungono alla cerchia degli zii.

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