Casa mia: la casa è un rifugio, ma non sempre appartiene a chi ci vive
Ho 44 anni e posso dire che mi è successo raramente di dare dei consigli e ancor meno di dare dei buoni consigli. In questo caso farò un’eccezione, perché sono sicuro di quello che dico, anzi, per la prima volta pubblicherò «il consiglio».
Se segui Il Bullone, dopo aver letto questo articolo invia un’e-mail in redazione. «Gentile redazione, sono un vostro lettore e voglio partecipare a una vostra riunione di redazione».
Di solito quando parlo dei B.Liver uso chiamarli i «ragazzi del Bullone», in realtà sono dei veri e propri professionisti, che riescono sempre a confondermi più di quello che sono. Vi spiego. Sono detenuto e dopo un percorso in carcere e attente valutazioni da parte dell’amministrazione, usufruisco di alcuni permessi premio. In pratica, mi trovate in metropolitana, in qualche negozio e magari in qualche evento senza sapere che la sera torno in un istituto penitenziario. Un giorno esco per raggiungere gli amici del Bullone, ero stato invitato e senza pensarci due volte accetto. Mi presento alla riunione. Busso alla reception e mi chiedono «ha un invito?», rispondo tranquillamente «certo, devo andare al Bullone», «prego si sieda». L’istinto mi diceva che qualcosa non andava, infatti arriva Sofia che subito dice: «ciao Claudio cosa ci fai qui, la riunione di redazione è domani». Quindi entro per pochissimo, il tempo di un caffè, e mi raccontano i temi del giorno dopo. Uno di questi era «la casa: cos’è per te la casa?».
Quindi saluto vado via e inizio a pensare. «La casa». Sono nato e cresciuto sempre nella stessa casa, poi dopo l’arresto i miei hanno venduto e si sono trasferiti altrove, un posto che oggi non ho avuto ancora il piacere di vedere. Quindi non è casa mia, quando andrò sarò ospite. Anche vero che molti dicono che la casa è il posto dove c’è gente che ti ama e ti vuole bene. Io invece quel posto lo chiamo rifugio. La casa è dove quando finisci la giornata fai rientro. Nel mio caso, la cella. Anche in questo i conti non tornano: la cella di un penitenziario non sarà mai considerata la mia casa.
Quindi, grazie agli amici del Bullone e a quei pochi minuti insieme, mi sono reso conto di essere un senzatetto, con un rifugio dove trovare sempre la mia famiglia che mi ama e mi sostiene, ma pur sempre un senza una casa.
Non è la prima volta che ho l’onore di andare al Bullone, è un gruppo fantastico composto da persone straordinarie, che ad ogni riunione riesce sempre con i tre temi a coglierti, non importa chi sei.
Provaci, io non so se si possa fare che il lettore partecipi alla riunione. In ogni caso, se non ricevi risposta, insisti. La mattina quando ti alzi e la sera prima di andare a dormire, invia un’e-mail. Ascolta il consiglio almeno una volta sola: partecipa alla riunione del Bullone.
– Claudio Lamponi
“Anche vero che molti dicono che la casa è il posto dove c’è gente che ti ama e ti vuole bene. Io invece quel posto lo chiamo rifugio.”