Il potere della “nube foolish“: dalla malattia alla forza interiore
Dopo l’intervento, c’era in me una forza distruttiva che si avvicinava più alla follia, non aveva un senso, né una direzione, avendo io i lobi frontali aperti, in cui tutto esce senza stop, senza filtro, neppure mantenendo almeno la parte buona.
Ero agli occhi degli altri, e lo ero veramente, fuori dal comune, ma non nel senso di «outsider» come potrebbe essere una persona che sogna di partire da Milano a Roma durante le ore di pausa lavorative, per donare un anello alla sua fidanzata.
Io non vedevo oltre, non sognavo e tanto meno aspiravo alla libertà.
L’unica strada, lunga e complessa, è stata accettare e mettere proprio un tappo forte per bloccare la lava del vulcano che era in me, senza neanche poter fare una cernita del «tanto» che avevo dentro, e ciò che era accettabile.
Per me non esisteva il grigio, o le sfumature del bianco e del nero.
Un po’ di «nube del vulcano» una volta spento, però è rimasta.
Nelle relazioni, ad esempio, ho dovuto lottare per fare accettare a chi mi era accanto che questa parte di «nube foolish» che mi contraddistingue non vada tappata per sembrare una brava ragazza nel mondo, ma che è la mia forza, la mia bandiera, che al massimo va un po’ educata e come intendeva Steve Jobs: «tutti hanno diritto di sbagliare».
Prima della svolta che c’è stata in me, non esisteva il vocabolo «sbagliare», perché vivevo di «istinti», mentre dopo non sentivo il diritto di poter sbagliare perché mi rivivevo il passato.
L’inventore statunitense puntava forse con questa frase a un pubblico che aspirava a successi imprenditoriali.
Io ora sento che il tempo non mi aspetta, e se anche mi aspettasse io non sarei MAI pronta, ma sono «bramosa e hungry», e desidero che la mia malattia debba darmi la possibilità di vivere la vita di Joelle, arrivando persino a osare con la mia parte «foolish», con le esperienze, gli errori e che non si debba presentare lei prima di me, anche se sono consapevole che non la posso far sparire.

Immagine generata dal sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.
Questa parte è la mia ombra che mi incoraggia verso il presente e spero anche verso il futuro.
A maggio ho avuto grossi problemi di salute, numerose risonanze, etc, che mi hanno riportato durante l’estate (quando le persone sono libere e fanno progetti di vacanza) a riavere i tratti della persona malata.
Il brontolio della mia pancia mi faceva capire che desiderava spingere verso il fuori e riprendersi, tanto è vero che ho fatto una gita in pullman fino a Firenze in giornata, nonostante io abbia avuto in passato due trombosi e problemi di circolazione.
Mi butto anche in situazioni dove non conosco nessuno e io e la mia parte «foolish» ci presentiamo senza problemi.
Ora, quando parlo tanto, mi capita spesso, proviene da un problema neurologico o ansia, mi dicono: «dovresti provare a scrivere», non perché io abbia talento, ma per questo pizzico di follia che è diventata la mia forza.
Quando si parla, bisogna stare ai tempi della conversazione (io tendo ad infrangerli), quando scrivo i tempi li detto io e posso calibrare la mia parte fuori dagli schemi.
– Joelle Novelli
“Io ora sento che il tempo non mi aspetta, e se anche mi aspettasse io non sarei MAI pronta, ma sono «bramosa e hungry», e desidero che la mia malattia debba darmi la possibilità di vivere la vita di Joelle, arrivando persino a osare con la mia parte «foolish», con le esperienze, gli errori e che non si debba presentare lei prima di me, anche se sono consapevole che non la posso far sparire.“