Affamati e folli: io, in handbike per 545 km, attraverso tutta la mia Calabria

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Il B.Liver Salvatore Cristiano progetta un'avventura in handbike in Calabria, sfidando limiti fisici e sociali, sognando un futuro senza barriere e pieno di libertà.
Foto di Salvatore Cristiano Misasi in go-kart.
Foto di Salvatore Cristiano Misasi in go-kart.

Il Brigante in Handbike“: il viaggio di coraggio e resistenza di Salvatore Cristiano

Mi chiamo Salvatore Cristiano Misasi, ho 26 anni e sono nato a pochi chilometri da dove, in un tempo lontano, vivevano i briganti. Qualche mese fa nella reception di un albergo dell’entroterra, mi imbattei in una brochure che raccontava dell’esistenza di un percorso ciclabile situato sulla colonna vertebrale della Calabria. Per molti giorni ripensai a quel percorso, e a quanto sarebbe stato bello percorrerlo in Handbike trainando la sedia a rotelle. Sorrisi all’idea, consapevole che non è il tempo a far maturare l’uomo, bensì le sfide superate, così iniziai a fantasticare e a progettare quest’avventura.

Fino ai vent’anni non conoscevo la parola autonomia, ma poi cambiando sedia a rotelle e aguzzando l’ingegno sono riuscito a prendere il comando del mio corpo, ora riesco a gestirmi benissimo, ma a volte mi sento come una macchina da corsa che collauda il motore solo sui rulli di un box, mi rendo conto che una gara in pista, uscire dalla mia zona di comfort, potrebbe aiutarmi a sbloccare nuove capacità.

Al momento c’è solo il piano di conquistare la Calabria, tutto il resto è da costruire, devo trovare ancora l’handbike, devo cercare un camper per dormire la notte e trovare il supporto di qualche pazzo che creda in questa follia a 5 ruote; mi piacerebbe partire i primi di maggio per godermi il freddo pungente dell’appennino, ma il quando non è importante, l’importante è partire.

La sfida è davvero molto ardua, considerando che per colpa della tetra paresi spastica ho le braccia molto retratte, probabilmente opterò per delle manovelle più corte, però così facendo avrò una leva minore e genererò meno Watt con più sforzo: ecco perché al 99% prenderò una handbike elettrificata.

Il percorso è tosto, si parte da Laino Borgo e l’arrivo è a Reggio Calabria, la lunghezza complessiva è di 545 chilometri e attraversa i Parchi Nazionali del Pollino e della Sila, il Parco Naturale Regionale delle Serre e il Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il dislivello positivo complessivo è di 10.240 metri, mentre quello negativo è pari a 10.510 metri; l’altitudine massima raggiunta è di 1.565 metri che si toccano al chilometro 208, nel Parco della Sila in prossimità del Lago Arvo, mentre il punto più basso si riferisce all’approdo di Reggio Calabria, al livello del mare. Il viaggio è strutturato in 12 tappe, che coprono dai 31 ai 58 chilometri ciascuna, presentando tre diversi livelli di difficoltà: facile, intermedio o difficile, il più impegnativo per via delle asperità appenniniche.

Ho sempre imparato dalle ruote, ogni veicolo a suo modo mi ha trasmesso qualcosa per continuare ad andare avanti: con il quad ho capito che l’essere decisi, il non tentennare, a volte può salvarti la vita. Ricordo le mie mille avventure sempre in sella e l’ossessione di cercare nuovi sentieri ancora inesplorati, risalivo i torrenti controcorrente partendo dalla foce, mi capitava di correre sulla battigia con un mare in tempesta per dimostrare alle onde che ero io il più veloce, poi crescendo ho iniziato a ricercare mulattiere indomite che portavano praticamente nel nulla, e nel silenzio della solitudine in qualche modo riuscivo a rendere armonici i drammi che mi porto dentro, riuscivo ad eliminare tutte le maschere che la società impone di avere e in qualche modo potevo toccare la vera essenza di Cristiano.

Una foto di Salvatore Cristiano Misasi in quad.

Il Go Kart mi ha insegnato che essere metodico, limare il superfluo e diventare il più preciso possibile fa la differenza sul tempo del giro.

Cosa spero? Spero che quest’impresa possa rafforzare la mia tempra, possa farmi capire che anche se ci sono il dolore e la stanchezza, la volontà può compensare benissimo tutto. Mi piacerebbe essere d’aiuto ai disabili di domani, proprio come i miei amici Alessandro e Federico Villa hanno fatto con me: quando sono giù infatti mi basta guardare il documentario A forza di braccia e subito ritrovo la speranza di vivere. Il precursore di questa folle avventura fu proprio il viaggio compiuto da Alessandro che partì da New Orleans e arrivò a Memphis, l’idea di avere il suo supporto, quello di Federico e il poter seguire un po’ a modo mio le loro orme, mi sprona a dare il meglio di me.

Mi piacerebbe poter disegnare una nuova visione della persona diversamente abile, mi piacerebbe far capire che se le barriere architettoniche venissero abbattute almeno in parte, non ci sarebbe nessuna differenza sociale, mi piacerebbe dimostrare con questo viaggio che l’habitat naturale del disabile non è la casa, bensì la strada.

Forse pecco di superbia, ma chissà, forse vagando per l’Appennino, cercando di riscrivere nuovi ideali sarò ricordato come uno di quei briganti che ha combattuto contro un potere molto più forte e ha resistito, uno di quei briganti rivoluzionari che ha tentato anche quando aveva la storia contro, uno di quei briganti protagonisti di una guerra civile che voleva portare un cambiamento nella sua terra. Chissà? Certo è che il titolo del viaggio ce l’ho già: Il Brigante in Handbike.

– Salvatore Cristiano Misasi

Mi piacerebbe poter disegnare una nuova visione della persona diversamente abile, mi piacerebbe far capire che se le barriere architettoniche venissero abbattute almeno in parte, non ci sarebbe nessuna differenza sociale, mi piacerebbe dimostrare con questo viaggio che l’habitat naturale del disabile non è la casa, bensì la strada.

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