Affamati e folli: io, ipovedente, guiderò un’auto alla Parigi – Dakar

Autori:
Il B.Liver Nicola racconta la sua sfida per partecipare alla Parigi Dakar Classic come navigatore cieco, con l'innovativo progetto "Blind Drive" e la tecnologia dell'elettrostimolazione.
Una foto di Nicola Capitani sugli sci.
Una foto di Nicola Capitani sugli sci.

La corsa di Nicola, un navigatore ipovedente, verso la Parigi – Dakar

Nel mese di novembre noi del Bullone vogliamo parlare di un tema che ci è molto vicino: essere affamati di follia. Quando mi è stato posto questo argomento, io mi sono sentito molto coinvolto, perché ogni cosa che ho fatto nella mia vita può essere considerata folle, come lanciarsi con un parapendio dal monte Col Rodella nelle Dolomiti da 1.100 metri di altitudine, o fare un giro in pista nell’autodromo di Varano Melegari della Dallara a 300 chilometri all’ora, sempre insieme a mio padre e non avendo mai paura, anzi, con la sensazione di cominciare a vivere.

Dopo avervi raccontato la mia follia, vorrei parlarvi della genesi di un progetto pazzo che parte da una premessa: nel 2021 mio padre partecipa alla Parigi Dakar Classic, in Arabia Saudita, arrivando ventesimo su trenta e avendo un’ottima partenza, ma incontrando delle insidie a metà del percorso.

Durante ogni giornata della gara, lui intasava il gruppo Whatsapp della famiglia con belle foto, mentre io, invece,  ero rimasto tra l’inverno emiliano e lo studio universitario, quindi rosicavo moltissimo di non poter essere lì in gara.

Da quando è tornato ho iniziato a tormentarlo per poter partecipare anch’io, indipendentemente dalla mia grave ipovisione che porta alla degenerazione della retina, ma non è che faccio finta che questo problema non ci sia rispetto alla possibilità di guidare.

Dopo qualche mese a mio padre venne un’idea, cioè la possibilità di portarmi in gara, considerando, ovviamente, la mia disabilità.

Quindi verso il mese di marzo 2022 inizia questo progetto chiamato «Blind Drive», che ha come idea quella di farmi partecipare alla Parigi Dakar Classic con un camion, due guidatori e un navigatore cieco (io).

Il primo e più grande problema riguardava la comprensione del «Road Book», il Libro della Strada, al cui interno sono presenti tutte le indicazioni che il navigatore deve dare al guidatore durante la gara: simboli microscopici per me illeggibili e da qui la genesi della grande idea: trovare un modo alternativo perché potessi avere le informazioni adeguate in modo comprensibile per me.

Foto di Nicola Capitani.

Quindi, nel maggio del 2022 mio papà e un suo amico conoscono un ingegnere che si propone di risolvere il primo problema tramite l’elettrostimolazione.

Quando leggerete questo articolo penserete: ma che cosa centra l’elettrostimolazione con la possibilità di capire un Road Book? E invece le due cose hanno un legame, perché questo metodo spesso viene utilizzato nel settore medico e nella riabilitazione articolare. Ad esempio, durante la mia infanzia ho fatto trattamenti con l’elettrostimolazione per proteggere la retina e ritardare la degenerazione, con un breve sollievo.

Se colleghiamo l’elettrostimolazione a un software possiamo associare qualcosa alla stimolazione corporea: su questo software sono stati inseriti dei simboli del Road Book collegati a una vibrazione elettrica effettuata sul corpo, così la mia mente riesce ad associare una determinata vibrazione a un simbolo della mappa e può comunicarla al guidatore. Per fare questo, durante la gara devo indossare una tuta con gli elettrodi che poi si collega con il Bluetooth, mi dà delle scariche e in questo modo capisco i simboli e posso gareggiare.

Però, dopo aver visto tutte queste belle cose, vi devo raccontare cos’è successo da maggio 2022 fino ad oggi, novembre 2024. Da maggio a settembre abbiamo organizzato la squadra, il camion e la tuta: a questo punto mancava l’iscrizione alla competizione per poi partecipare a dicembre 2022.

Quindi, a inizio ottobre avvisiamo l’organizzazione della volontà e dell’idea di partecipare: loro si sono spaventati perché questa era una novità unica e quindi hanno cercato in tutti i modi di fermarci, sfruttando il fatto che dovevano mandarci il Road Book prima della gara, cosa inusuale per il regolamento, perché solitamente viene consegnato giornalmente durante la gara.

La motivazione di avere il Road Book anticipatamente permette all’ingegnere di scaricare i simboli nel software e abbinarli a una determinata vibrazione così che io possa allenarmi da casa.

Quindi, visto che non ci arrivava anticipatamente, abbiamo dovuto desistere e disiscriverci dalla competizione. Ci abbiamo ritentato nel dicembre 2023 con risultato negativo e oggi rimaniamo ad aspettare il Road Book, sperando di poter partecipare questo dicembre.

Ad oggi stiamo ancora aspettando, purtroppo non sono così sicuro di riuscire a partecipare anche quest’anno, ma spero di riuscire in questa impresa personale almeno entro il 2030.

Così da poter diventare io una guida per chi mi ha sempre guidato.

Nella mia testa ho l’idea che il progetto non termina con la gara ma continui con una mostra fotografica e comprendere con le aziende di auto se questo sistema possa essere migliorato con l’obbiettivo di riportare su strada e alla guida tutti i cechi.

E allora è proprio l’ora di dire che ci vediamo in pista.

– Nicola Capitani

“Ad oggi stiamo ancora aspettando, purtroppo non sono così sicuro di riuscire a partecipare anche quest’anno, ma spero di riuscire in questa impresa personale almeno entro il 2030. Così da poter diventare io una guida per chi mi ha sempre guidato.

Ti è piaciuto ciò che hai letto?

Ricevi adesso l’ultimo numero del nostro mensile “Il Bullone”, uno spazio in cui i temi cardine della nostra società vengono trattati da un punto di vista “umano” e proposti come modello di ispirazione per un mondo migliore.

Ricevi ultimo Bullone
 
 
 
 

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto