Un Capodanno tra dubbi e ricordi: il viaggio di Francesca verso il futuro
Ciao, mi chiamo Francesca. Da cinque anni vivo a New York, dove mi sono trasferita per studiare medicina.
Il primo giorno di università conobbi Victoria: da subito, mi ci trovai bene. Con lei e i suoi amici mi sembrava di aver trovato una nuova famiglia, visto che la mia era lontana e mi mancava, molto.
Ancora una volta Natale è passato, e così le vacanze. L’anno nuovo è sempre più vicino. Ciò significa solo una cosa: festa!
Per Capodanno Victoria e gli altri hanno deciso di andare in discoteca, invitando anche me.
Mentre infilo le scarpe, Victoria suona al citofono. Scendo di corsa, dando un ultimo sguardo allo specchio: tra le sopracciglia mi aleggia un’aria di malinconia che nessun trucco riesce a coprire. Nel freddo della città Victoria si appoggia al braccio di un ragazzone alto e slanciato.
«Tu devi essere Francesca, vero?», mi dice sorridendo.
Io capisco che si tratta di Henry, ma non gli rispondo.
Subito ci precipitiamo tra le strade freddolose. Arrivati al club iniziamo a ballare e a divertirci: coinvolgiamo anche altri ragazzi della nostra età, sconosciuti e che saranno destinati a rimanere tali.
Mentre balliamo, però, lo sento: entro in una profonda crisi, come spesso mi succede da quando la laurea non sembra essere più così lontana. In preda al panico salgo le scale per arrivare alla terrazza, dove immediatamente mi segue Victoria, inquieta. Ci sediamo e iniziamo a parlare: «Sono confusa», le dico. E non ha più senso nascondere il motivo. La verità è che non so più se voglio specializzarmi in oncologia. Non voglio più prendermi in giro: sto rivalutando le scelte prese. Victoria mi ferma immediatamente, non mi fa proseguire oltre, mentre le lacrime si cristallizzano sulle guance arrossate: subito, mi fa ricordare il motivo per il quale avevo intrapreso questa strada con tanta fermezza: mio nonno.

Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.
Mio nonno era una persona d’oro, altruista, gentile, sempre pronto ad aiutare il prossimo e io lo stimavo con tutta me stessa. Quand’ero piccola, veniva a casa mia tutti i giorni e ogni volta non volevo che se ne andasse: desideravo che il tempo da passare con lui non finisse mai. E invece, finì. Venne a mancare in una giornata di sole che si sarebbe detta d’estate, come spesso capita a Ustica d’inverno. Il mare per lui non aveva segreti, e i mostri delle acque erano tutti suoi amici. Tranne uno, a quanto pare. Era il 31 dicembre, e al cancro non riuscì a tenere testa.
E ora Victoria mi ricorda dolorosamente la forza della mia decisione. La scelta giusta è di iniziare il corso di specializzazione in oncologia e raggiungere il mio obiettivo: aiutare le persone a navigare con più certezza nel mare del dolore che quella bestia provoca.
Eccoci qua, allora, un anno dopo: ce l’ho fatta a laurearmi in medicina e da poco ho iniziato a specializzarmi. Mi sento diversa: quest’ anno mi ha regalato molte emozioni e ho conosciuto persone nuove con cui ho condiviso momenti fantastici. Alcune, ci sono ancora. Altre, sono andate. Ma non per questo ho smesso di sognare.
Liceo Scientifico “Saveria Profeta di Ustica”, classe II, indirizzo Turistico.
Attività coordinata dalla Prof.ssa Marina Pagano, Docente di Lingua e Letteratura Italiana.
– Francesca
“Mio nonno era una persona d’oro, altruista, gentile, sempre pronto ad aiutare il prossimo e io lo stimavo con tutta me stessa. Quand’ero piccola, veniva a casa mia tutti i giorni e ogni volta non volevo che se ne andasse: desideravo che il tempo da passare con lui non finisse mai. E invece, finì. Venne a mancare in una giornata di sole che si sarebbe detta d’estate, come spesso capita a Ustica d’inverno. Il mare per lui non aveva segreti, e i mostri delle acque erano tutti suoi amici. Tranne uno, a quanto pare.“