La Mammoletta: dall’Elba a Palermo, il viaggio sul Bamboo per capire chi siamo

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Nina Cresci e l’equipaggio Exodus affrontano il mare a bordo della Bamboo. Tra guasti, tempeste e incontri a Ustica e Palermo, scoprono il valore del gruppo e la bellezza della condivisione.
Sopra una foto dei ragazzi della Mammoletta sulla barca "Bamboo".
Sopra una foto dei ragazzi della Mammoletta sulla barca "Bamboo".

La caravana Exodus tra tempeste, speranze e note impossibili

15 ottobre 2024, sono le 6.30 e gli animi a bordo sono frizzanti.

Fra le prove di accensione della Bamboo una non passa: la pompa dell’acqua perde. Partenza rinviata, a terra gli animi sono spenti e delusi. Palermo è ancora lontana.

«Né di Venere né di Marte, non si sposa né si parte, né si dà principio all’arte». Così tutti torniamo su alla Mammoletta.

18 ottobre 2024, sono le 6.45 e questa volta dopo aver riparato il danno si incrociano le dita, la Bamboo si accende come se fosse appena uscita dalla fabbrica di produzione, ora inizia il viaggio.

L’equipaggio con grande entusiasmo prende posto sul ponte, le cime vengono lascate, le luci di via accese e piano piano la Bamboo lascia la banchina del Molo G.

Si apre uno scenario poetico: l’alba su Portoferraio inizia a scaldare gli animi con i suoi colori pastello, ma non tutte le facce del team sono positive: qualcuna perplessa, qualcuna spaventata, qualcheduna cupa. Chissà cosa riserverà per noi il Grande Blu.

La carovana è iniziata: è una parola di grande importanza per noi, simboleggia il viaggio, lo spostamento. Rimanda a immagini di nomadi alla ricerca del nuovo, spostamenti di gruppo per vivere l’avventura, muoversi insieme sfidando l’ignoto. La carovana è mettersi alla prova, conoscere nuovi posti e nuove persone, imparare a guardarli con occhi curiosi, pronti a cogliere da loro ogni piccola ricchezza.

Il nostro comandante, Ciccio, con l’ammiraglio Stani traccia la nuova rotta su Palermo, alcune tappe sono state rinviate. Il ritardo, dovuto al guasto, ha comportato un nuovo piano di navigazione.

L’ Elba alle nostre spalle perde nitidezza: quelle immagini ormai sfocate simboleggiano la partenza. Il distacco dalla terraferma e dalle comodità consente di sperimentarsi, aprendosi a ciò che non si conosce. Permette al gruppo di rafforzare legami, consolidare rapporti, cercando di sciogliere quei nodi che non permettono di vivere il quotidiano serenamente.

La carovana è aprirsi a nuovi sfondi straordinari ed inimmaginabili che ci stimolano ad accantonare il nostro egoismo per mettere in luce la convivenza. In uno spazio ristretto è necessario dimenticare i propri bisogni, spesso indotti da capricci, ed essere disposti a fare un passo verso l’altro. Nonostante si cerchi di mettere in pratica l’accoglienza e il confronto, la barca ci limita, in quanto i suoi piccoli spazi mettono a nudo ogni fragilità.
La bellezza di questa esperienza mira proprio a questo: saper vivere e convivere il quotidiano, molto importante nel nostro percorso sia singolare che di gruppo.

Di fronte alla potenza della natura sei piccolo, indifeso, ogni marinaio lo sa. La natura non è domabile, è necessario collaborare per entrare in sinergia, per capirla ed entrare nel suo flusso. È necessario rispettarla.
Questa è l’occasione che il Mare ci regala, collaboriamo verso una sola destinazione, un solo obiettivo.

Dopo alcune ore di navigazione il mare inizia ad incresparsi, le onde si fanno sempre più aggressive e continue, anche il vento con la sua furia non è d’aiuto, soffia talmente forte che anche le vele chiedono pietà per quanto sono gonfie e tirate. In quel turbinio di acqua e vento, Ciccio e Stani devono prendere decisioni repentine, ma di vitale importanza. La situazione faticosa isola alcuni membri del gruppo che hanno accusato la potenza del mare, chi fisicamente e chi psicologicamente, mentre l’equipaggio che è rimasto si sfida in un duello ad armi impari fra uomo e natura.

Ma dopo la tempesta torna sempre la luce, questa consapevolezza ci rende positivi, ci dà sicurezza. Ognuno porta a termine le proprie responsabilità e, come per magia, la barca si muove verso la quiete. I momenti di difficoltà hanno lasciato spazio a momenti di pura euforia. Il mare ci ricompensa: lampughe, spigole, tonnetti e tanto altro pescato portano gioia a tutto l’equipaggio.

Le pessime condizioni meteo ci costringono a cambiare rotta più volte. Ci rifugiamo a Riva di Traiano, poi a Gaeta, dove ci aspetta Stefano, un caro amico che in passato ha provato il calore dello stare insieme. L’equipaggio si riposa e torna a solcare il Tirreno. Navigazioni diurne e notturne che diventano quotidianità.

La notte è illuminata dalle stelle, che ci orientano, e dal plancton, che ci affascina. Dopo qualche giorno, in lontananza, avvistiamo Ustica: sarà una delle tappe più importanti. In passato fu la destinazione di un’altra carovana fatta con la Bamboo, da lì nasce un rapporto che, nonostante le tante miglia di distanza, vive ancora oggi.

L’accoglienza è emozionante: ci aspettano Delfina, amica di Marta e Stani, e Diego, segretario dell’assessore. Quella notte una bufera ci impedisce di dormire tranquilli, l’equipaggio è costretto a spostare l’imbarcazione al riparo dai forti venti, la paura si unisce al coraggio e alla temerarietà che diventano emozioni visibili e concrete.

La mattina ci aspetta l’incontro con la scuola di Ustica: ci confrontiamo sul passato e sul presente, raccontando messaggi di redenzione, l’importanza di ampliare i propri orizzonti e conoscere altro.

Lasciamo Ustica e partiamo per Palermo: la città è ormai vicina, la meta prende colore. Ad aspettarci ci sono gli altri membri del gruppo che, a causa dei posti limitati, hanno dovuto seguirci da lontano tramite foto e reportage di bordo. I ragazzi ci hanno accolto con calore: la bellezza di vedersi, di ricongiungersi è una ricchezza di valore inestimabile. Ciccio comandante e Stani ammiraglio, anche se provati dalla navigazione riescono a dare testimonianza dell’esperienza, regalando a una rete televisiva locale il significato di viaggiare insieme, la bellezza dello stare in gruppo imparando a superare le difficoltà, cercando nell’altro il pregio.

Siamo stanchi, ma dobbiamo essere carichi: la nostra realtà andrà a confrontarsi con la tragica dinamica che popola le strade di Ballarò. La malavita, la droga. Un contesto che obbliga gli abitanti a seguire con omertà le strade già disegnate da quelle persone a cui non interessa il bene dell’altro, ma solo gonfiare le proprio tasche di denaro e vittime.

Il gruppo della Mammoletta si fa strada in quella realtà, entra in dinamica attiva con «SOS Ballarò», un’associazione che mira a salvaguardare le persone e a tutelare il proprio quartiere. La «Tremenda band», la sera stessa, fa sentire la propria voce, non ci sono molte persone ma, come ci insegna Madre Teresa di Calcutta «quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo». Proiettiamo il nostro film: gli animi sono un po’ cupi. Quello che serve è un po’ di musica che faccia attivare vibrazioni positive, smuovendo corpi ed emozioni. Il contesto si trasforma da piatto e poco entusiasmante a un turbinio di energie che ballano insieme. Per noi è una soddisfazione immensa, la «Tremenda band» nasce da zero, collaborare per fare musica è una vittoria.

«Suoniamo note impossibili»: lo slogan prende vita e volume. Dopo essere stati band, siamo turisti e poi, dopo un bel giro a Palermo, torniamo a essere equipaggio: si riparte. Cambia l’organizzazione, alcuni sbarcano, altri si imbarcano, così che tutti possano partecipare all’avventura. Si mollano gli ormeggi, salutiamo con affetto la città che ci ha ospitati portandoci dietro le emozioni che ci ha donato. L’obiettivo è l’Elba, ma prima di arrivare ci aspettano tante avventure

To be continued…

– Nina Cresci

“La carovana è iniziata: è una parola di grande importanza per noi, simboleggia il viaggio, lo spostamento. Rimanda a immagini di nomadi alla ricerca del nuovo, spostamenti di gruppo per vivere l’avventura, muoversi insieme sfidando l’ignoto. La carovana è mettersi alla prova, conoscere nuovi posti e nuove persone, imparare a guardarli con occhi curiosi, pronti a cogliere da loro ogni piccola ricchezza.”

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