Food Farm 4.0: la scuola che forma il futuro attraverso innovazione e solidarietà
Credere con convinzione alle proprie idee è spesso il primo passo per realizzare un sogno e il sogno di un singolo a volte può cambiare il futuro di molti. È il caso di Food Farm 4.0, il primo Laboratorio Territoriale per l’Occupabilità (LTO) in Italia, nel settore agroalimentare, voluto fortemente da Anna Rita Sicuri, dirigente scolastica dell’Istituto Agrario Galilei-Bocchialini di Parma. Un progetto che coniuga scuola, impresa e territorio per lo sviluppo di competenze innovative che nascono sui banchi di scuola ma si consolidano sul campo, in un contesto produttivo simile a quello di una piccola realtà industriale, con il valore aggiunto di generare iniziative solidali.
Il sogno di una scuola 4.0
«Quand’ero ancora docente, sognavo una scuola diversa – racconta Anna Rita Sicuri – con un metodo d’insegnamento differente. Una scuola in cui i miei alunni avrebbero avuto la possibilità di toccare con mano la materia che stavano studiando e che in qualche modo li avrebbe fatti entrare nel mondo del lavoro ancor prima di diventare adulti, dando loro l’opportunità di comprendere la realtà e immaginare la propria vita dopo il diploma».
Un sogno che la professoressa Sicuri non abbandona una volta divenuta dirigente scolastica. L’idea era di realizzare una scuola innovativa dove mettere in pratica gli insegnamenti in un laboratorio di produzione. L’occasione per realizzarla è un bando del 2015 del ministero dell’Istruzione per la realizzazione di «Laboratori Territoriali per l’Occupabilità». Un’occasione che la preside non si lascia sfuggire: presenta il proprio progetto e si aggiudica uno dei cinquantacinque finanziamenti, poi erogato nel 2017.
Insieme alle aziende per scrivere il futuro del territorio
Ma dal momento che si sogna, perché non farlo in grande stile? La cifra del finanziamento, seppur consistente, era al limite per concretizzare il progetto così come era stato pensato, da qui la decisione di cercare di coinvolgere un certo numero di aziende che sponsorizzassero in qualche modo il progetto. In pochissimo tempo rispondono all’appello molte realtà industriali del territorio, tra cui Barilla, Parmalat, Mutti, Parmigiano Reggiano ed Esselunga, solo per citare le più note. Insieme riescono a raccogliere più del doppio dell’importo del finanziamento iniziale e il 18 ottobre 2019 ecco la svolta: la scuola finalmente taglia il nastro del laboratorio e nasce ufficialmente Food Farm 4.0.
I ragazzi, alternandosi con gli studenti degli altri plessi della zona, hanno finalmente l’opportunità di lavorare e toccare con mano per apprendere i vari step della trasformazione alimentare, i diversi processi che portano le materie prime dei campi a diventare prodotti territoriali d’eccellenza pronti per essere distribuiti.
«Ci volle un attimo per capire che la scuola non era più un semplice luogo d’apprendimento, ma si era trasformata a tutti gli effetti in un’azienda in miniatura – racconta Sicuri – e come tale doveva essere gestita». Le aziende che avevano contribuito a finanziare il progetto – ventisei complessivamente e tutte di Parma – decidono quindi di fare un passo oltre e concordano di creare un consorzio, di cui viene nominato presidente Luca Ruini, dirigente Barilla.
Si struttura così una collaborazione efficiente tra il consorzio e Food Farm: le aziende si impegnano a reperire le materie prime, la scuola le elabora, trasformandole in prodotti finiti che vengono venduti nelle principali catene di distribuzione con il marchio «Bontà di Parma», mentre il ricavato viene completamente reinvestito a sostegno delle attività del laboratorio.
Cos’è di fatto Food Farm 4.0?
Food Farm 4.0 dà la possibilità ai ragazzi di cimentarsi in svariate attività produttive, provando a indirizzarli, attraverso l’esperienza sul campo, verso il loro sogno socio-lavorativo, infatti il laboratorio è formato da tre diverse linee produttive.
La linea «bakery» cura, con il prezioso aiuto e il supporto tecnico di Barilla, i prodotti da forno, sfornando ogni giorno biscotti, cracker e schiacciate; la linea «frutta» produce marmellate e passate di pomodoro, trattando la frutta e gli ortaggi coltivati in ambito scolastico; la linea «lattiero-casearia», infine, lavora il latte fresco e dà vita a una selezione di formaggi.
Tutta la produzione viene fatta utilizzando le tecnologie più avanzate, ma senza mai perdere ciò che ha reso l’Italia conosciuta in tutto il mondo, ovvero il profondo rispetto per le tradizioni. Inoltre, trattandosi a tutti gli effetti di una produzione alimentare destinata alla vendita, serviva un reparto di controllo qualità: in parallelo alle linee, in Food Farm 4.0 nasce uno spazio dove l’ASL periodicamente effettua i controlli del caso e al contempo insegna ai ragazzi come testare la qualità dei manufatti. Ogni studente è responsabile del suo operato e del prodotto finito, identificato con il numero di lotto.
Donare in cambio di un insegnamento
Non basta. La scuola della professoressa Sicuri fa un altro passo in avanti. Imparare a cooperare e approfondire le tecniche della lavorazione alimentare è importantissimo, ma per essere i grandi imprenditori di domani bisogna anche saper guardare al di fuori del recinto della propria azienda, essere tutt’uno con la comunità. Per raggiungere questo obiettivo, sono state avviate delle iniziative solidali, come il progetto oncologico, che per un periodo di tempo definito destina parte del ricavato delle vendite delle composte di frutta e dei sughi «Bontà di Parma» all’ambulatorio chirurgico oncologico di Parma, o il progetto «Food Farm solidale», avviato in stretta collaborazione con Cariparma, con l’intento di donare alimenti di qualità ai meno fortunati che vivono intorno alla comunità di Sant’Egidio, o alla Caritas.
Una nuova strada per una nuova società
«Passare dai banchi di scuola a un ambiente lavorativo fa maturare i ragazzi – conclude Anna Rita Sicuri. Anche i ragazzi più vivaci in laboratorio si trasformano, si responsabilizzano, diventano capaci di lavorare in gruppo. In cinque anni di attività, non ho mai dovuto riprendere o sospendere nessuno, c’è un cambiamento radicale».
Non sarebbe dunque il caso di tenere in considerazione i risultati ottenuti da questa iniziativa e porci qualche domanda su quali siano gli aspetti davvero efficaci del metodo d’insegnamento? E se parte delle ore di teoria venissero convertite in ore di laboratorio con professionisti competenti anche in altri istituti, come cambierebbe l’approccio degli studenti al mondo del lavoro?
– Salvatore Cristiano Misasi
“Le aziende che avevano contribuito a finanziare il progetto – ventisei complessivamente e tutte di Parma – decidono quindi di fare un passo oltre e concordano di creare un consorzio, di cui viene nominato presidente Luca Ruini, dirigente Barilla. Si struttura così una collaborazione efficiente tra il consorzio e Food Farm: le aziende si impegnano a reperire le materie prime, la scuola le elabora, trasformandole in prodotti finiti che vengono venduti nelle principali catene di distribuzione con il marchio «Bontà di Parma», mentre il ricavato viene completamente reinvestito a sostegno delle attività del laboratorio.“