La B.Liver story di Angelica: quando tutto pare perduto ti salva la tua imperfezione

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La B.Liver Angelica condivide la sua storia di lotta contro l'anoressia: dal buio del controllo ossessivo alla luce della guarigione, imparando che la vera forza è accettarsi e chiedere aiuto.
Una foto di Angelica Mastalli
Una foto di Angelica Mastalli.

Dalla lotta alla rinascita: la storia di Angelica e il coraggio di ritrovarsi

Ci sono momenti nella vita che ti trascinano in un abisso profondo, dove il buio sembra avvolgere tutto. È come trovarsi in una stanza senza finestre né porte, con il silenzio che amplifica ogni paura, ogni insicurezza. Questo è ciò che ho vissuto con l’anoressia. Un dolore silenzioso che giorno dopo giorno ha oscurato ogni cosa intorno a me, nascondendo la realtà e portandomi a perdere di vista chi ero davvero. Ero ossessionata dal controllo. Controllare il cibo, il peso, le calorie era diventato l’unico obiettivo, la mia unica preoccupazione. Tutto il resto si era fatto sfocato, come se non esistesse più nulla di importante. Più stringevo il controllo, più perdevo me stessa. Non vedevo il dolore che stavo provando. Credevo di essere forte, di poter affrontare tutto da sola. Ero convinta che chiedere aiuto fosse un’ammissione di debolezza, qualcosa di cui vergognarmi. Guardarmi allo specchio non mi faceva più paura solo perché avevo imparato a non vedere, a ignorare quella realtà che mi stava consumando. Il giorno del ricovero è stato un momento molto difficile, ma anche di svolta, che non potrò mai dimenticare.

Ero arrivata al punto in cui il mio corpo non rispondeva più. Non riuscivo più a camminare senza stancarmi, ogni sforzo era immenso, eppure continuavo a dirmi che stavo bene, che non era grave, che avevo tutto sotto controllo. Era una bugia, ma a quella bugia mi aggrappavo con tutte le forze, perché ammettere la verità era troppo doloroso. Quel giorno, però, il mio corpo ha parlato per me: era arrivato al limite. Se non fossi stata ricoverata, oggi non sarei qui a raccontare la mia «storia». Guardarmi allo specchio era diventato impossibile: non riconoscevo più quella persona, e accettare il mio corpo era un compito troppo arduo. L’anoressia mi aveva tolto tutto: il pattinaggio, la mia più grande passione; la scuola, che era diventata troppo pesante da affrontare. Mi aveva privato della mia vita. Ogni cosa che amavo era scivolata via, sostituita da un vuoto che cercavo di riempire con il controllo ossessivo su me stessa. Ma quello che non avevo capito è che, in realtà, stavo perdendo il controllo su tutto. Il percorso di guarigione non è stato facile. Ci sono stati momenti in cui volevo arrendermi, in cui la strada sembrava troppo lunga, troppo in salita. Ma passo dopo passo, ho iniziato a riscoprire la bellezza nelle cose semplici. E così, lentamente, l’anoressia ha smesso di definirmi. Era stata una parte della mia vita, una parte dolorosa e oscura, ma non era tutto ciò che ero. Io ero molto di più.

Foto di Angelica Mastalli.

Questa esperienza mi ha insegnato tanto, in modi che non avrei mai immaginato. Mi ha insegnato che non bisogna avere paura di essere vulnerabili. Ammettere che stai male e chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio. Ho imparato che la perfezione è un’illusione: un traguardo che non si raggiunge mai, perché non esiste. La vera bellezza sta nell’accettarsi per quello che si è, con i propri pregi e difetti.

Ci sono stati giorni in cui mi sembrava impossibile andare avanti, in cui il dolore era così grande che pensavo di non farcela. Ma ogni volta che facevo un passo avanti, anche il più piccolo, era come accendere una luce in quella stanza buia in cui mi ero persa. Ho capito che guarire non significa dimenticare ciò che è stato, ma imparare a conviverci, senza lasciare che il passato definisca il futuro. L’anoressia è stata parte della mia vita, ma non è tutta la mia vita. Oggi posso dire di stare bene. Non significa che sia stato facile, né che tutto sia perfetto. Ma ho trovato un equilibrio, una tranquillità che non credevo fosse possibile. Mi guardo allo specchio e vedo una persona forte. Non ho più paura delle mie fragilità, perché so che sono parte di ciò che mi rende umana. Non sarei qui senza l’aiuto delle persone che mi sono state accanto. Voglio ringraziare i medici, le infermiere del day-hospital, la mia psicologa.

A chiunque stia attraversando una situazione come la mia, voglio dire questo: non mollate. Anche quando tutto sembra perduto, anche quando il dolore vi soffoca, c’è sempre una via d’uscita. Non abbiate paura di chiedere aiuto, di affidarvi a chi vi vuole bene. Quel primo passo, per quanto piccolo, è immenso.

L’anoressia mi ha insegnato molto, ora so che la bellezza non sta nella perfezione, ma nell’imperfezione, nelle sfumature, nei dettagli che rendono ogni giorno unico. So che la vera forza non è nascondere le proprie debolezze, ma affrontarle con coraggio. E so che, anche nei momenti più bui, c’è sempre una luce che può guidarci fuori dall’oscurità. Bisogna solo trovare il coraggio di cercarla.

– Angelica Mastelli

“Ci sono stati momenti in cui volevo arrendermi, in cui la strada sembrava troppo lunga, troppo in salita. Ma passo dopo passo, ho iniziato a riscoprire la bellezza nelle cose semplici. E così, lentamente, l’anoressia ha smesso di definirmi. Era stata una parte della mia vita, una parte dolorosa e oscura, ma non era tutto ciò che ero. Io ero molto di più.”

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