Lo specchio bugiardo: la ricerca della verità nei disturbi alimentari
Avete presente gli specchi dei parchi giochi? Quelli che deformano l’immagine riflessa? Quando nel 2014 mi sono ammalata di Disturbi Alimentari avevo in casa uno specchio che, diviso a metà, verso destra mi stringeva la vita, se invece ondeggiavo a sinistra me la duplicava. Ho passato ore a cercare di scorgere la verità dentro quello specchio. E invece tutto quello che vedevo erano deformità e incongruenze, e più passava il tempo più mi ritrovavo a specchiarmi. È difficile distinguere tra realtà e verità quando hai un Disturbo Alimentare. Se, di primo impatto, questi due termini sembrano simili, hanno invece sfumature molto complesse: la verità, dev’essere oggettiva. Ma la mente è intricata e complessa, e la verità si nasconde sotto una coltre di fumo nero.
Ed è mutevole: quello che può essere reale per me potrebbe non esserlo per altri. Quando ci ammaliamo la nostra percezione cambia. E il testimone di tutto questo è proprio lo specchio; di solito uno in particolare, a cui ci affezioniamo e attraverso il quale giudichiamo la «nostra» realtà. La relazione si interrompe quando viene nominata la parola che più di tutte descrive il Disturbo Alimentare: dispercezione. Letteralmente significa «Alterazione della facoltà di percepire mediante i sensi, informazioni su sé stessi e sul mondo circostante». Ne consegue che, una volta imparato questo termine il cervello si interroghi più del previsto sulla nostra capacità di percepire. «Com’è possibile che quello che vedo io sia diverso da quello che vedono gli altri?». Così nel tentativo di riuscire a scovare la verità nella nostra di realtà ci serve qualcosa di tangibile, un numero, ad esempio. Poi però succede un’altra cosa strana: il numero è lì, tangibile. Eppure, sebbene cambi sotto i nostri occhi, la nostra realtà non cambia di una virgola; anzi, l’immagine riflessa è pure peggio di prima. Ricordo quando la mia psicologa mi fece disegnare i contorni del mio corpo su un grande foglio bianco per mostrarmi quanto diversa fossi nella sua realtà. Che poi, era quella di tutti gli altri. «Dov’è la verità? E se fossero gli altri a volermi convincere di una cosa non vera?».
Il 10 agosto 2014
Poi, un giorno, avvenne un fatto sorprendente: il 10 Agosto 2014, nel caos della fuga da casa, con i Carabinieri fuori dalla porta mentre io prendevo velocemente i vestiti, e qualcuno controllava che mio padre non ci facesse del male, eccolo lì: lo specchio a metà. Quello che mi aveva tormentato per mesi. Stavo per andarmene da quella casa infernale, ma qualcosa catturò la mia attenzione: non ero più deforme.
Il Disturbo Alimentare era ancora lì e sarebbe rimasto con me per dieci lunghissimi anni, ma in quello specchio, quel giorno, mi vidi con gli occhi della realtà di tutti. Una psicologa mi spiegò che, probabilmente, toccare con mano il mio abuso, ora che era sotto gli occhi di tutti, aveva cambiato la mia percezione in quello specchio. Abbandonare quella casa, gridare al mondo questo è quello che mi è successo!» aveva messo a nudo anche me. Fu un passo enorme, perché da quel giorno sapevo che esisteva una realtà diversa, e che forse le persone che mi volevano bene avevano ragione. Ricordo di aver chiuso la porta, sbattendola, poco dopo quel fermo immagine.
Me lo sono portata con me per tutti questi anni, come monito, per ricordarmi sempre che la verità, a volte, si svela solo quando troviamo il coraggio di guardarla.
– Cristina Procida
“Il Disturbo Alimentare era ancora lì e sarebbe rimasto con me per dieci lunghissimi anni, ma in quello specchio, quel giorno, mi vidi con gli occhi della realtà di tutti. Una psicologa mi spiegò che, probabilmente, toccare con mano il mio abuso, ora che era sotto gli occhi di tutti, aveva cambiato la mia percezione in quello specchio. Abbandonare quella casa, gridare al mondo questo è quello che mi è successo!» aveva messo a nudo anche me.”