Cronache fantastiche: quella scia luminosa…

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Lucia, anziana abitante del bosco, narra di un incontro con i fuochi fatui da ragazza. Tra magia e realtà, il suo racconto affascina, lasciandoci nel dubbio: visione autentica o pura suggestione?
"Sapevo delle creature nel bosco, la mamma ci raccontava sempre di gnomi, folletti, elfi, fuochi fatui… Io amavo i racconti sui fuochi fatui, sì, mi piacevano molto, ma sono difficili da trovare, stanno nascosti in luoghi irraggiungibili; si dice che portino fortuna! Ma io li ho visti!" Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

l mistero dei fuochi fatui: il racconto di Lucia

Lucia ci accolse nella sua casa al limitare del bosco, vicino a poche altre abitazioni, tutte raggiungibili con una strada sterrata.

L’odore era pungente e lo scoppiettio del camino creava una dolce atmosfera.

«Volete un po’ di tè?», ci chiese, «Fa sempre bene quando si ascoltano vecchie storie». Gentilmente accettammo e due tazze di porcellana bianca vennero poste davanti a noi. «Signora Lucia», chiamai, «ci racconti la sua storia». Eravamo andati fin lì per ascoltare un’ottantenne narrare di quella volta in cui, quindicenne, sola, in una grotta che nessuno era più stato in grado di trovare, aveva visto qualcosa di incredibile: ma che cosa?

«Voi sapete che qui girano strane creature, nel bosco, creature fatateIo le ho viste. Quel giorno io e i miei fratelli eravamo usciti di nascosto, sotto la pioggia, facendo a gara per raggiungere il lago Solo. Io non ci sono mai arrivata al lago, anche se i miei fratelli hanno ripetuto più volte che ero con loro, che avevo corso su per la collina, tra gli alberi e poi giù fino al lago. Non è vero. Io sono arrivata alla grotta e ho visto i fuochi fatui!».

Silenzio. Il fuoco scoppiettava.

All’improvviso un fischio ci fece sobbalzare tutti: era il bollitore.

Lucia si alzò, come se nulla fosse, come se la sua rivelazione non avesse sortito alcun effetto, come se tutto fosse normale.

«Ho solo il tè al pino mugo, lo ha fatto mia figlia, spero vi piaccia», continuò l’anziana, senza dare segno di aver notato il nostro silenzio.

Guardai la mia collega, indicando con la testa la porta; il registratore per l’intervista era ancora acceso. Lei fece cenno di no perché credeva a quella donna, mentre io avrei solo voluto uscire e dimenticare il tempo perso.

Con la tazza di tè in mano, decisi di fare un tentativo: «Perché non ci racconta meglio cosa è successo?».

«Avevo quindici anni e con i miei fratelli avevamo deciso di uscire nonostante la pioggia, e il divieto dei nostri genitori. Loro erano davanti e io li seguivo, stretta e tremante nel mio abito bagnato. Chiesi di tornare indietro, ma ormai la sfida era iniziata e non potei che correre verso il lago».

Un sorso di tè, qualche attimo di silenzio.

«Me lo ricordo bene: a un certo punto rimasi sola, avevo perso il senso dell’orientamento e avevo paura che non sarei mai riuscita a tornare a casa. Mi fermai sotto una quercia dal tronco enorme: dovevo respirare. Sapevo delle creature nel bosco, la mamma ci raccontava sempre di gnomi, folletti, elfi, fuochi fatui… Io amavo i racconti sui fuochi fatui, sì, mi piacevano molto, ma sono difficili da trovare, stanno nascosti in luoghi irraggiungibili; si dice che portino fortuna! Ma io li ho visti! Ero sotto la quercia, mi guardavo attorno e per caso ho visto una luce azzurra: mi sono girata e senza fare rumore ho iniziato a seguire la scia luminosa. Non sapevo dove fosse diretta e neanche se fosse buona o cattiva, ma qualcosa mi diceva di fidarmi. Arrivammo a una grotta che non avevo mai visto prima: entrai e li vidi, i fuochi fatui!», «E dopo?», chiesi subito, a quel punto incuriosito dal racconto.

«Dopo?», rispose Lucia, «Nulla. Niente. Mi sono trovata al limitare del bosco, i miei fratelli mi prendevano in giro perché erano arrivati prima di me al lago, mentre io ero inciampata e stavo per caderci dentro! Mentono! Io non sono stata al lago: i fuochi fatui portano fortuna e mi hanno riportata a casa, al sicuro».

Feci altre domande, ma il racconto di Lucia era terminato: nessun altro dettaglio poteva essere rilevante.

Salutammo la donna, salimmo in macchina e tornammo indietro, in silenzio, pensando a quelle sfere blu che Lucia aveva, o credeva di aver visto.

In ogni caso, il suo racconto era affascinante.

– Silvia Bellinato

  «Dopo?», rispose Lucia, «Nulla. Niente. Mi sono trovata al limitare del bosco, i miei fratelli mi prendevano in giro perché erano arrivati prima di me al lago, mentre io ero inciampata e stavo per caderci dentro! Mentono! Io non sono stata al lago: i fuochi fatui portano fortuna e mi hanno riportata a casa, al sicuro».

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