Pensieri sconnessi: spesso l’ego sconfigge rispetto e buon senso

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Bill descrive la frustrazione di Felice Angeloni, che cerca di collaborare con Brando per un progetto inclusivo. Ma l’ego dell’imprenditore frena tutto, tra promesse mancate e nessun contratto.
"Dopo secoli di «anticamera» venne stabilito un incontro che non fu facile, ma da cui si uscì con l’accordo di fare un contratto redatto da Gerardo, un pagamento coerente, un piano di lavoro condiviso". Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Quando l’ego spegne l’inclusione: la lezione (mancata) di Brando e Felice

Felice Angeloni è un uomo semplice e probo, ma desideroso che i ragazzi della Fondazione siano rispettati.

Un giorno Gerardo gli aveva presentato un amico, Brando, padre padrone della famosa azienda Dildon, produttrice di gioiosi strumenti di piacere intimo. Brando intravedeva in Felice Angeloni, e nella sua Fondazione Bullone, un mezzo per dare slancio e creatività alla sua impresa, coniugando al business l’aiuto ai ragazzi della Fondazione. Una bella sintesi, tra parità di genere e inclusione.

Brando aveva ereditato da un nonno pioniere nel settore, un’azienda proficua, in cui si dilettava a fare innovazione, ritenendosi un imprenditore visionario e, ora che collaborava col Bullone, un filantropo straordinario. Però era sopraffatto da un ego accecante che lo portava a fare e (soprattutto) disfare a suo piacimento.

Il suo motto era: «Lascia spazio, ma poi intervieni». Quindi non dava indicazioni, se non confuse, faceva lavorare per molto tempo spronando a progettare e creare con fecondità e poi interveniva, dicendo che non andava bene niente ed era tutto da rifare. Così per mesi, se non per anni. E alla Dildon, aldilà della produzione standard, che manteneva fatturato e utili, c’era frustrazione e giri a vuoto.

Regnava lo sconforto.

Un giorno i ragazzi del Bullone proposero alla Dildon un progetto straordinario che li vedeva «attori» in un percorso di test e progetti di nuovi tools che potessero essere usati anche da chi ci vedeva poco, non aveva l’uso delle mani o stava su una sedia a rotelle. Un vero progetto inclusivo che poteva dare idee e opportunità di business all’azienda. L’apertura a un nuovo mercato a cui nessuno pensava…

E così si iniziò a lavorare, intervistare persone con varie disabilità, persone che NON avevano accesso a quei divertimenti che fanno parte della vita e dell’essere umano, ma che ne hanno desiderio e diritto.

C’era grande fermento e creatività. C’era la voglia di mettersi in gioco, provare, divertirsi e arricchire di nuovi concetti.

Però ogni tre passi se ne facevano due indietro, perché la voce fuori campo di Brando interveniva e demoliva iniziativa e aspettative.

Passa un anno, ne passano due e, nonostante il grande lavoro svolto dai ragazzi, non v’era alcun riconoscimento, alcun progresso e soprattutto non v’era un obiettivo chiaro e condiviso.

Alla fine Felice Angeloni, per dar voce allo sconforto e alle difficoltà, chiese un colloquio con Brando per capire come procedere, anche da un punto di vista economico, visto che anche su questo argomento Brando non voleva soddisfare una procedura equa, mantenendo la volontà di «pagare» il lavoro come e quanto voleva lui, senza accordi e condivisione. Si arrogava diritti e mancava di doveri.

Dopo secoli di «anticamera» venne stabilito un incontro che non fu facile, ma da cui si uscì con l’accordo di fare un contratto redatto da Gerardo, un pagamento coerente, un piano di lavoro condiviso.

Ma purtroppo, dopo mesi che il documento giaceva sul tavolo di Brando e dopo ripetuti solleciti, nulla venne mai ratificato.

La voce dell’Ego sboronico aveva vinto su buon senso, rispetto e visione imprenditoriale.

Bill

– Bill Niada

“Dopo secoli di «anticamera» venne stabilito un incontro che non fu facile, ma da cui si uscì con l’accordo di fare un contratto redatto da Gerardo, un pagamento coerente, un piano di lavoro condiviso. Ma purtroppo, dopo mesi che il docu mento giaceva sul tavolo di Brando e dopo ripetuti solleciti, nulla venne mai ratificato. La voce dell’Ego sboronico aveva vinto su buon senso, rispetto e visione imprenditoriale.

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