Intervista a Padre Giuseppe Bettoni: “È partito dall’oratorio il desiderio di aiutare le famiglie bisognose”

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Padre Giuseppe Bettoni, fondatore della Fondazione Arché, racconta un percorso di aiuto concreto a donne, bambini e detenuti; tra accoglienza, educazione, lavoro e giustizia sociale.
Sopra alcuni momenti in Fondazione Arché.

Dove c’è fragilità, c’è speranza: Padre Giuseppe Bettoni racconta la missione della Fondazione Arché

Da sempre impegnato a sostenere le fasce più fragili della società, Padre Giuseppe Bettoni, ci racconta scopi e progetti di Fondazione Arché di cui è creatore e presidente.

Padre Bettoni, com’è nata Fondazione Arché?

«La nostra esperienza ha avuto inizio nel 1991, in un periodo in cui l’Italia era profondamente segnata dall’emergenza dell’HIV. Ero prete dell’oratorio in un quartiere della periferia milanese e, venendo a contatto con la difficile realtà di bambini che nascevano sieropositivi, ho sentito l’urgenza di intervenire. Insieme a un gruppo di amici, volontari e professionisti, abbiamo iniziato ad affiancare quelle famiglie, in particolare le bambine e i bambini. Nel 1993 il nostro impegno si è esteso anche a Roma, collaborando con l’Ospedale Bambin Gesù. Con il tempo, grazie ai progressi scientifici e medici, l’impatto dell’HIV si è attenuato, ma il nostro lavoro non si è fermato.

Oggi ci dedichiamo a progetti a sostegno di donne e bambini in situazioni di fragilità, gestendo tre case accoglienza mamma-bambino, programmi di semiautonomia e assistenza domiciliare. Siamo attivi anche nel contesto carcerario e in iniziative per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, promuovendo percorsi di educazione alla cittadinanza attiva e alla riflessione sociale. Lavoriamo in stretta sinergia con le comunità locali per costruire reti di supporto efficaci e inclusive».

Riuscite ad aiutare le persone a trovare lavoro?

«Sì, la formazione e l’accesso al mondo del lavoro sono strumenti fondamentali per garantire una reale inclusione sociale. In Arché due educatrici professioniste si occupano dell’orientamento e dell’accompagnamento delle donne ospiti. Offriamo percorsi di formazione professionale, sostegno per il completamento degli studi liceali e, in alcuni casi, anche universitari. Nel 2024 abbiamo festeggiato con grande gioia la laurea di una nostra ex ospite, segno tangibile dell’impatto positivo del nostro impegno. Collaboriamo con numerose realtà aziendali per garantire un inserimento lavorativo stabile e duraturo, poiché l’indipendenza economica rappresenta un pilastro fondamentale per il percorso di autonomia. Nel 2023 attraverso il progetto “Ipazia”, abbiamo supportato 150 famiglie e preso in carico 75 donne, offrendo loro opportunità di formazione e orientamento al lavoro».

Sopra alcuni momenti in Fondazione Arché.

Vi occupate anche di assistenza domiciliare per i minori in difficoltà?

«Sì, siamo attivi sia a Milano che a Roma con progetti di assistenza domiciliare per minori in difficoltà, in stretta collaborazione con i servizi sociali territoriali. Grazie all’impegno delle nostre educatrici, forniamo un supporto educativo mirato a bambini e adolescenti che vivono in contesti familiari complessi. Operiamo in quartieri caratterizzati da forti criticità sociali, come Quarto Oggiaro a Milano, o il Tufello a Roma. Attraverso il nostro lavoro scopriamo spesso situazioni di grande fragilità, ma anche straordinarie testimonianze di resilienza e umanità».

Come funzionano le vostre attività negli ospedali?

«Siamo presenti in diversi ospedali di Milano e Roma con programmi specifici rivolti al supporto di famiglie in difficoltà. In collaborazione con Save the Children, nel 2024 abbiamo coinvolto 520 persone, 214 minori e 306 adulti, tra cui numerose donne in gravidanza. Il nostro obiettivo è facilitare l’accesso ai servizi e migliorare la qualità della relazione tra le famiglie e le strutture sanitarie. Le nostre educatrici progettano percorsi personalizzati di sostegno ai genitori, promuovendo la socializzazione e l’adesione ai servizi sociosanitari ed educativi. Operiamo in importanti ospedali pubblici garantendo una presenza costante e qualificata al servizio di chi ne ha più bisogno».

Qual è il vostro impegno nel contesto carcerario?

«La Fondazione ha sviluppato un’area dedicata ai progetti in ambito penitenziario, denominata Oltre la Pena. Operiamo all’interno dell’Istituto a Custodia Attenuata per Madri detenute (ICAM) di San Vittore, nella Sezione Nido del carcere di Milano-Bollate e accogliamo nelle nostre strutture detenuti in regime di semi-libertà. Il nostro obiettivo è offrire un supporto educativo e sociale per facilitare il reinserimento delle persone private della libertà personale, prestando particolare attenzione alle madri detenute e ai loro figli. Come Fondazione, siamo attivamente impegnati in campagne di sensibilizzazione per promuovere una maggiore consapevolezza sulle condizioni di vita dei detenuti e per porre fine alla drammatica realtà della presenza dei bambini in carcere. Riteniamo che su questo tema si giochi una parte essenziale della nostra umanità e del concetto stesso di giustizia sociale».

Vedo che siete presenti e attivi in diversi ambiti della società a sostegno dei più fragili. Mi sembra davvero importante la vostra attenzione alla dignità della persona nei vari contesti in cui operate e soprattutto noto che ottenete risultati concreti e duraturi per un numero elevato di beneficiari.

– Padre Giuseppe Bettoni

In Arché due educatrici professioniste si occupano dell’orientamento e dell’accompagnamento delle donne ospiti. Offriamo percorsi di formazione professionale, sostegno per il completamento degli studi liceali e, in alcuni casi, anche universitari. Nel 2024 abbiamo festeggiato con grande gioia la laurea di una nostra ex ospite, segno tangibile dell’impatto positivo del nostro impegno. Collaboriamo con numerose realtà aziendali per garantire un inserimento lavorativo stabile e duraturo, poiché l’indipendenza economica rappresenta un pilastro fondamentale per il percorso di autonomia.

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