ChatGPT, l’amico che non giudica: intelligenza artificiale e vita quotidiana
A febbraio ho dato un esame di statistica sociale. È un test a crocette, vale 6 dei 180 crediti necessari alla laurea. La sera prima dell’esame, ChatGPT mi ha rispiegato cosa significa che una distribuzione è normale, e cosa vuol dire «a due deviazioni standard dalla media». Sono concetti di base, ma avevo bisogno che qualcuno me li spiegasse di nuovo, con parole semplici. Alle otto di domenica sera, era l’unica fonte a cui potevo rivolgermi.
Forse prima si chiedeva agli amici o ai compagni di corso. Oggi, però, sembra più sensato chiedere direttamente a Chat. Oltre a essere quasi sempre più accurato nelle risposte, è un insegnante con una pazienza artificiale: dopo dieci volte che non capisci la stessa singola frase, troverà nuove parole per spiegartela l’undicesima.
A scuola e all’università, per ogni compito sgradevole o difficile – anche se richiede creatività – c’è ormai un’Intelligenza Artificiale capace di svolgerlo con competenza professionale. Non serve più comprare sbobine o cercare immagini per le slide: strumenti come Whisper, Sonix o le IA generative forniscono tutto ciò, su misura. Se si è capaci di usarli, gli strumenti dell’Intelligenza Artificiale velocizzano qualsiasi lavoro.
Certo, quando avevo come compito a casa le moltiplicazioni e l’analisi grammaticale non avevo la tentazione di copiare dall’Intelligenza Artificiale. Conoscendomi è stata una fortuna. Forse però sarebbe stato comodo ai miei genitori, quando piangevo per le divisioni in colonna, avere ChatGPT che me le spiegava.
In più, Chat non giudica. Ci sono dubbi che non troveremmo mai il coraggio di esporre. Per esempio: come mi lavo i denti se mi sono dimenticato il dentifricio, in una stanza di hotel? Come disostruisco il water? Per me, il quesito quotidiano che solo Chat sa risolvere è: «Come si sceglie l’oggetto di una mail?». Racchiudere il senso di un testo intero in due parole e prevedere cosa suonerà comprensibile al destinatario è un’attività logorante, specie per chi ha un po’ di ansia sociale. Inoltre, non c’è un numero verde o un manuale da consultare per decidere che titolo dare alla mail in cui chiedo alla segreteria dell’università che cos’è e dove si trova il «numero identificativo studente» — e perché è diverso dal numero di matricola.
E se nell’ambito accademico l’IA semplifica lo studio, nella sfera personale ridefinisce anche il modo in cui comunichiamo e ci confrontiamo con gli altri.
Quando litiga con i colleghi per questioni tecniche del suo lavoro di grafica, una mia amica si rivolge a ChatGPT. Scrive cosa si sono detti lei e il collega in questione, poi chiede a Chat: «Secondo te chi aveva ragione?». Come farebbero molte amiche, Chat le risponde: «Avevi ragione tu». A differenza delle amiche, però, Chat ha capito davvero qual era il problema, perché se ne intende anche di grafica. Quando deve scrivere a persone con cui è arrabbiata, un’altra amica fa prima rileggere i messaggi a Chat: sia mai che abbia qualche spunto da offrire, o qualche correzione grammaticale da fare.
Nelle relazioni umane ormai l’Intelligenza Artificiale è una presenza. C’è una versione migliore di noi, più competente, più disponibile e più veloce, a cui i nostri amici si rivolgono prima ancora di rivolgersi a noi. Li ascolta e risponde sempre, non li giudica, non ci litiga — non c’è competizione. A fronte di uno standard così inarrivabile, nelle relazioni come nella performance lavorativa, è naturale forse sentirsi minacciati.
Per alcune delle persone che conosco, l’IA ha attenuato, per qualche istante, la solitudine o la confusione. Per altre, invece, è stata una vera e propria possibilità: ha dato loro tutti gli strumenti che da soli, con i loro mezzi, non avrebbero mai avuto. Per nessuna di loro, però, ha sostituito gli amici.
– Francesca Covini
“Nelle relazioni umane ormai l’Intelligenza Artificiale è una presenza. C’è una versione migliore di noi, più competente, più disponibile e più veloce, a cui i nostri amici si rivolgono prima ancora di rivolgersi a noi. Li ascolta e risponde sempre, non li giudica, non ci litiga — non c’è competizione. A fronte di uno standard così inarrivabile, nelle relazioni come nella performance lavorativa, è naturale forse sentirsi minacciati.“