Il valore che non si misura: tempo, attenzione e gratitudine
Ogni persona vale, questo è sicuro, però è impossibile stabilire un valore assoluto.
Valore: non c’è un vocabolo adeguato. Valore non è un numero: valore è l’importanza, l’affetto, la cura, il tempo, valore è l’attenzione che puoi dare all’altro.
Non si decide, né si sceglie, ma valorizza te e l’altra persona.
Un sacerdote ha detto che ci si sente più grandi, nel momento in cui qualcun altro ti dice un «Grazie», un «Ti voglio bene», o un «Sei stato utile» e non nel momento degli applausi scroscianti, dei grandi premi, degli striscioni oppure delle ovazioni; è vero. Dove «grandi» è differente da importanti: in questo contesto, «grande» vuol dire con un valore, che si è donato, che ha amato, anche. «Grande» non vuol dire che è conosciuto, che è famoso o ha ricevuto premi: può succedere, certo, ma non è la discriminante. Importante, invece, è qualcuno che ricerca le attenzioni, che vuole applausi e premi, che gode delle ovazioni. No, qualcuno così decisamente non è grande, non apporta nulla all’altro, ma crede di accrescere il proprio valore.
Ma chi è questo «altro», così nominato? Chiunque non sia noi! Un vicino, come un senzatetto, un familiare, un bambino, come un emarginato, una persona cara, come uno straniero che chiede indicazioni, chi ti serve il caffè al bar, oppure chi non ha nulla e un caffè lo chiede in strada, un bisognoso…
Altra domanda: chi sono i bisognosi? O i piccoli, o gli ultimi? Sono coloro che hanno bisogno di tempo e di attenzione. Semplice.
Dare tempo e attenzione, però, non rende importanti a prescindere e neanche, riprendendo il concetto precedente, «grandi»: non aumenta il proprio valore solo perché lo si fa. Tempo e attenzione fanno crescere il proprio valore se li si cede senza aspettarsi nulla in cambio, se si donano con uno spirito gratuito, con la sola volontà di esserci.

Significa anche, però, fermarsi, darsi tempo, prendersi cura di sé, porsi questioni. Ecco il perché di tutte queste domande, perché non c’è una ricetta preconfezionata: a volte si trova la propria, altre volte ci si accontenta di ciò che si fa, di farlo senza sacrificarsi.“
Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.
Cosa vuol dire esserci o darsi? Significa dare importanza, spendere del tempo e delle energie, significa avere cura, pensare, riflettere, progettare come esserci per l’altro.
Significa anche, però, fermarsi, darsi tempo, prendersi cura di sé, porsi questioni. Ecco il perché di tutte queste domande, perché non c’è una ricetta preconfezionata: a volte si trova la propria, altre volte ci si accontenta di ciò che si fa, di farlo senza sacrificarsi.
C’è una sottile differenza tra riempire, o strafare e dedicarsi. Riempire è fare tanto per fare, per obbligo, per dovere; dedicarsi significa pensare, dare importanza.
Nel dare importanza si trova il proprio e l’altrui valore.
Alla fine, comunque, non è necessario dare e darsi un voto, un valore che sia numerico o gerarchico, ma è semplicemente essenziale stabilire quanto tempo si può dedicare all’altro e a sé stessi, definendo anche la qualità di questo tempo. È importante calibrare le energie, imparando a spenderle per gli altri, ma senza toglierne a noi stessi. È importante, infine, ascoltare e ascoltarsi.
Come capisco il valore di un’altra persona? Come capisco il mio?
Ma ti serve saperlo? Non ti basta darti e ricevere gratificazioni con un «Grazie», un «Ti voglio bene» o un «Sei stato utile»?
Questa è la domanda più importante, probabilmente.
Nel tuo valore, c’è il valore dell’altro e nel valore dell’altro c’è il tuo: ti basti questo.
– Silvia Bellinato
“Valore: non c’è un vocabolo adeguato. Valore non è un numero: valore è l’importanza, l’affetto, la cura, il tempo, valore è l’attenzione che puoi dare all’altro.“