Resistere a Kiev: la guerra vista dalla pediatra e immunologa Alla Petrivna Volokha
La Professoressa Alla Petrivna Volokha è una delle massime esperte ucraine nel campo dell’immunologia e delle malattie infettive pediatriche. Laureata con lode all’Istituto di Medicina di Kiev durante il periodo sovietico, ha maturato una lunga carriera, culminata nella sua attuale posizione come capo del Dipartimento di Malattie Infettive Pediatriche e Immunologia Pediatrica presso la Shupyk National Medical Academy of Postgraduate Education di Kiev. È membro attivo di numerose società scientifiche internazionali (ESPID, ESID, PENTA-ID) e vicepresidente della Ukrainian Association of Pediatric Immunology.
Durante la guerra in Ucraina, ha continuato a lavorare a Kiev, contribuendo al mantenimento dell’assistenza pediatrica in condizioni estremamente difficili. In occasione della terza edizione del Convegno Nazionale «Le giornate di Infettivologia Pediatrica» tenutosi a Milano, e grazie alla Dott.ssa Vania Giacomet, pediatra infettivologa e Professoressa Associata all’Università di Milano, direttrice responsabile dell’Unità di Pediatria Infettivologica all’Ospedale Sacco, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare la Dottoressa Volokha, per parlare di sorveglianza epidemiologica, copertura vaccinale e della situazione sanitaria nel conflitto russo–ucraino.

Illustrata da Chiara Bosna.
Come ha deciso di diventare medico e docente in malattie infettive e immunologia?
«Mi sono laureata come pediatra. Ho iniziato a lavorare presso il dipartimento di pediatria dell’università medica di Kiev. Dopo il crollo dell’URSS, ci furono gravi epidemie (tifo, difterite) e la situazione delle malattie infettive infantili era molto grave. Così è stato istituito il dipartimento di malattie infettive pediatriche, dove ho iniziato a lavorare. Successivamente abbiamo avviato anche l’immunologia pediatrica, e ora possiamo collaborare anche con altri pediatri in questi ambiti».
Dottoressa Volokha, quanto è cruciale l’instaurazione di una collaborazione internazionale nella sanità pediatrica?
«Esistono molte organizzazioni internazionali in pediatria, ma probabilmente sono perlopiù legate a diverse specialità, come le società internazionali per le malattie infettive pediatriche, la World Pediatric Infectious Disease Society, e altre società su malattie pediatriche specifiche. Personalmente conosco la Società Pediatrica Europea e l’Accademia Europea di Pediatria, che sono collaborazioni tra società pediatriche di diversi Paesi europei».
Ricorda un episodio che rappresenti autenticamente la situazione attuale in Ucraina?
«Parlando del sistema sanitario, ci sono stati molti cambiamenti dall’inizio della guerra. Molti ospedali sono stati completamente distrutti, molte strutture sanitarie gravemente danneggiate, inclusi ospedali pediatrici. Molti medici sono stati uccisi o immobilizzati e ora prestano servizio negli ospedali militari per aiutare i soldati.
Anche la sorveglianza delle malattie infettive è stata interrotta, perché molte strutture sono state danneggiate, rendendo difficile la diagnosi, soprattutto nei territori occupati, come la parte orientale del Paese e parte della regione di Kiev nei primi mesi. C’è stato anche un grave problema di accesso alla diagnosi e alle cure, anche se successivamente la situazione è migliorata. La copertura vaccinale è crollata durante il primo anno di guerra, ma ora si sta lavorando molto per recuperare».
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha registrato più di 2000 attacchi al sistema sanitario, con 1850 attacchi a strutture, 335 a mezzi di trasporto, 234 a operatori sanitari, 90 a pazienti, 409 a forniture mediche e 30 a magazzini. Nel 2022 si è verificata una diminuzione del 13,7% della forza lavoro rispetto al 2021, con una perdita netta di 13.979 medici, 33.129 infermieri e 21.046 ostetriche (Fonte: NHSU).
Nonostante tutto, ha deciso di restare a Kiev…
«Sì, ho deciso di restare a Kiev. L’ho lasciata solo per i primi due mesi perché la situazione era imprevedibile, mi sono spostata nella parte occidentale del Paese e sono tornata a Kiev nel maggio 2022. Il nostro ospedale pediatrico, a nord della città, è rimasto chiuso nei primi mesi di guerra e ha riaperto solo alla fine del 2022. Ora ho ripreso a lavorare lì e anche presso l’Università di Medicina, dove attualmente è possibile tornare».
Considerando la guerra attuale, ma anche il disastro di Chernobyl, il governo ucraino e voi immunologi come state affrontando questa situazione?
«Chernobyl è stato molti anni fa, ed è più o meno sotto controllo».
Quindi non crea problemi?
«Sì, avevamo timore perché era stata occupata dalle truppe russe, ma fortunatamente non è stata distrutta, e riusciamo a tenerla sotto controllo. Non è una situazione pericolosa al momento».
Ho letto nella sua biografia che lei ha studiato negli Stati Uniti. Questa esperienza come l’ha aiutata a gestire la situazione attuale?
«Ho studiato medicina ai tempi dell’Unione Sovietica. Ho avuto una borsa di studio in Canada nel 1996 in un programma pediatrico. È stata un’esperienza importante: ho potuto vedere un approccio evidence-based e abbiamo avviato una collaborazione con i medici canadesi, iniziando a lavorare sull’immunologia pediatrica e con pazienti con immunodeficienze primarie. Siamo stati i primi in Ucraina ad avviare questo campo. Abbiamo fondato il primo dipartimento di immunologia pediatrica e malattie infettive pediatriche: questo ha cambiato il nostro modo di pensare».
Ci sono ancora problemi con le forniture di vaccini?
«Sì, a volte ci sono problemi. Ad esempio, c’è stata una mancanza di vaccini MMR (morbillo-parotite-rosolia) e BCG (tubercolosi), soprattutto in alcune regioni. Cerchiamo di mantenere il controllo, ma può succedere, soprattutto nei territori vicini al fronte».
Riguardo ai focolai, lei ha accennato al rischio per l’Europa: parlava del morbillo?
«Sì, e anche dell’epatite A. Ma l’epatite A è stata localizzata a Kiev, con pochi nuovi casi, soprattutto a maggio. È possibile vaccinare i bambini contro l’epatite A, anche se purtroppo non è nel calendario vaccinale obbligatorio. In Ucraina si verificavano focolai anche prima della guerra. Ora, con la guerra, è più difficile controllare la contaminazione dell’acqua e del cibo».
Il conflitto russo–ucraino ha compromesso gravemente la copertura vaccinale e la gestione delle malattie infettive. Sono stati segnalati focolai di morbillo, poliomielite, pertosse e COVID-19, nonché un aumento delle infezioni da epatite A, B e C, tubercolosi, HIV e infezioni da ferite. Sono stati anche sollevati timori circa l’uso potenziale di armi biologiche (Fonte: The Lancet, maggio 2022).
Nel 2024, solo il 35% della popolazione risultava completamente vaccinata contro il COVID-19. La tubercolosi rappresenta una minaccia significativa, con l’Ucraina al secondo posto in Europa per incidenza: il 27% dei casi è multiresistente (MDR-TB), e il 26% presenta co-infezione HIV/TB.
Il morbillo è endemico in Ucraina. Nel solo 2024, i casi sono stati 433 (6,6 volte in più rispetto al 2023), e nei primi 3 mesi del 2025 si sono già contati 472 casi e 2 decessi. I tassi di vaccinazione restano preoccupanti: nel 2024 solo il 91,4% dei bambini è stato vaccinato a 1 anno di età, e l’83,4% a 6 anni. Sempre nel 2024, a Kyiv è stato registrato un focolaio di epatite A con 83 casi confermati, di cui 37 in bambini.
Per quanto riguarda la tubercolosi, l’Ucraina è al 4° posto per incidenza nella regione europea dell’OMS, con una frequenza sei volte superiore alla media UE (44,6 vs 7,3 per 100.000 abitanti nel 2020). I progressi ottenuti tra il 2016 e il 2020, che avevano portato a un calo del 12,5% dei casi, sono stati bruscamente interrotti dalla guerra.
Le infezioni da ferite nei bambini sono aumentate significativamente a causa dei traumi da bombardamenti e attacchi a scuole e ospedali. Le ferite si infettano facilmente con S. epidermidis, Bacillus spp. e altri microrganismi comunitari. Le difficoltà terapeutiche, unite alla bassa copertura vaccinale DTP, aumentano il rischio di infezioni gravi come il tetano.
Il conflitto ha anche amplificato i rischi di infezioni sessualmente trasmissibili (IST) per bambini e adolescenti. Sono stati documentati casi di violenza sessuale di genere da parte delle forze di occupazione russe già nelle prime settimane della guerra. I bambini separati dalle famiglie sono vulnerabili ad abusi e tratta, e i Paesi ospitanti sono stati invitati a effettuare screening per IST, con particolare attenzione alle bambine e adolescenti.
Nel 2023 è stata fondata l’Associazione Nazionale degli Specialisti in Malattie Infettive Pediatriche dell’Ucraina, che ha organizzato la sua prima conferenza nazionale nell’ottobre 2024.
– Alla Petrivna Volokha
“Molti ospedali sono stati completamente distrutti, molte strutture sanitarie gravemente danneggiate, inclusi ospedali pediatrici. Molti medici sono stati uccisi o immobilizzati e ora prestano servizio negli ospedali militari per aiutare i soldati. Anche la sorveglianza delle malattie infettive è stata interrotta, perché molte strutture sono state danneggiate, rendendo difficile la diagnosi, soprattutto nei territori occupati, come la parte orientale del Paese e parte della regione di Kiev nei primi mesi. C’è stato anche un grave problema di accesso alla diagnosi e alle cure, anche se successivamente la situazione è migliorata. La copertura vaccinale è crollata durante il primo anno di guerra, ma ora si sta lavorando molto per recuperare.”