Assisi – La Fondazione Bullone si racconta nella città di San Francesco

Autori:
Fondazione Bullone e i B.Liver al Cortile di Francesco: un incontro tra arte, spiritualità e umanità che celebra le cicatrici come segni di bellezza e rinascita.
Alcuni B.Liver in piazza San Francesco ad Assisi.

Un Cantico nuovo: l’anima di CICATR/CI ad Assisi

Un frate con un sorriso luminoso, dall’altra parte di uno schermo, ci racconta che lui e la piccola comunità che si occupa dell’organizzazione del festival Il Cortile di Francesco avevano sentito una corrispondenza profonda fra il Cantico delle Creature – di cui si celebra quest’anno l’ottocentenario – e CICATR/CI: se penso ad Assisi, è questa ormai la prima immagine che visualizzo.

Un frate, che poi scopriremo chiamarsi Fra Giulio Cesareo, direttore artistico del festival ecumenico e culturale che si svolge nella città umbra: è lui che ci invita a esserne parte e a costruire insieme quello che oggi potrebbe essere un Cantico nuovo, contemporaneo, una nuova CreAzione.

Ci è venuto un «brividino», ed è stato un riconoscimento prezioso a qualcosa che appartiene al DNA del Bullone — iniziato tanti anni fa durante le riunioni di redazione, con i primi racconti sulle cicatrici di Anna Maria e di tutti gli altri — e sviluppato in questi anni attraverso incontri, esperienze, scatti di crescita e connessioni: una riflessione artistica e partecipativa sul valore delle cicatrici, sul mondo dei tabù e sulle controverse sensazioni che esse rappresentano.

Un’immagine della mostra CICATR/CI ad Assisi.

Siamo arrivati nel 2025 a sentirci dire che la minima e autentica intuizione di CICATR/CIche le storie di fragilità potessero svelare la bellezza e la forza dell’essere umani — ha qualcosa a che fare con una grande storia: quella di Francesco che, proprio nel momento di massima fragilità, ormai quasi cieco e verso la fine della sua vita, sceglie di scrivere una lode di ringraziamento per tutte le creature, intuendo la fraternità con il Sole, la Luna e tutti gli elementi del Creato.

Per questo abbiamo deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo e partire.

Andare con un nostro progetto ad Assisi, nel cuore dell’Italia, uscire dai nostri confini e dalle zone in cui stanno le persone che più ci conoscono, è stata una sfida. Portare una mostra laica, in cui modelli classici sono stravolti e trasformati, in una cittadina che è praticamente un libro di storia dell’arte religiosa medievale e un luogo di culto internazionale, è stata un’altra sfida. Allargare l’esperienza all’opera collettiva, ai laboratori con le scuole, e alla possibilità di portare sul palco di piazza San Francesco — luogo unico al mondo per iconografia e vibrazione — un confronto fra aziende, istituzioni e terzo settore, cercando equilibrio e ispirazione, è stata forse la più grande delle sfide.

Ci siamo giocati la carta della presenza: tante persone dello staff, volontari e soprattutto un gruppo di B.Liver, motore di Fondazione Bullone, che sono stati protagonisti di tante attività. Essere ad Assisi in gruppo significava per noi creare un centro magnetico, raccontare l’energia della Fondazione e provare a essere un esempio vivente di quello che cerchiamo di portare nel mondo.

In dieci giorni abbiamo stretto rapporti con la comunità locale che ci ha aiutato e ospitato: la fraternità del Sacro Convento di Assisi, la Sala Stampa e la redazione della rivista San Francesco, ma anche tecnici, professori, turisti, proprietari di bar e hotel, con cui abbiamo condiviso innumerevoli caffè, qualche aperitivo e tanti sorrisi. E poi, naturalmente, tutto il mondo del festival Il Cortile di Francesco.

Prima di partire, Suor Grazia ci aveva donato una scrittura: un nuovo cantico, in cui la lode andasse anche alle cicatrici e alle situazioni di margine. Con umiltà e misura, abbiamo cercato di essere riflesso di alcuni dei valori dell’opera di Francesco, ricordandoci che la radice di quanto portiamo affonda nel dialogo fra dolore e gioia, limiti e risorse, fragilità e potenzialità.

Questo mix – così commovente, perché così umano – racconta la via attraverso cui anche una piccola fondazione di Milano può accostarsi a una figura che, da ottocento anni, insegna l’amore con la “A” maiuscola, e dire la propria con entusiasmo, gratitudine e speranza.

– Martina De Marco

Siamo arrivati nel 2025 a sentirci dire che la minima e autentica intuizione di CICATR/CI — che le storie di fragilità potessero svelare la bellezza e la forza dell’essere umani — ha qualcosa a che fare con una grande storia: quella di Francesco che, proprio nel momento di massima fragilità, ormai quasi cieco e verso la fine della sua vita, sceglie di scrivere una lode di ringraziamento per tutte le creature, intuendo la fraternità con il Sole, la Luna e tutti gli elementi del Creato.

Ti è piaciuto ciò che hai letto?

Ricevi adesso l’ultimo numero del nostro mensile “Il Bullone”, uno spazio in cui i temi cardine della nostra società vengono trattati da un punto di vista “umano” e proposti come modello di ispirazione per un mondo migliore.

Ricevi ultimo Bullone
 
 
 
 

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto