“Sorridete, è gratis“: intervista impossibile a Charlie Chaplin
In un’occasione più unica che rara mi è stata data la possibilità di intervistare un uomo geniale, umanista e visionario come Charlie Chaplin.
Il protagonista del cinema muto ha illuminato parte del XX secolo con performance capaci di far ridere il grande pubblico e pure di farlo riflettere; il suo era un approccio alternativo che riusciva a coinvolgere le persone in tematiche attuali come povertà, ingiustizie sociali e politiche, alienazione del lavoro, guerre e relazioni. Così, in questo momento storico dettato da incertezza e frustrazione, ho pensato che un simpatico personaggio come l’operaio del film Tempi moderni potesse, parlando di futuro, riaccendere una luce di speranza a chi l’avesse persa per strada.

Lei, signor Chaplin, ha vissuto in un’epoca segnata da guerre e crisi economiche parallela a quella di oggi, dove ci sono conflitti e Paesi sull’orlo del collasso finanziario. Come immagina il futuro? Immagina un piano per la pace?
«Ho vissuto in un’epoca segnata da uomini che avevano perso la loro umanità: le guerre, le carestie hanno sempre dato l’idea di spegnere la pace e la speranza, distruggendo vite e sogni. Tuttavia, come ho mostrato ne Il grande dittatore, il male è potente ma non invincibile. Vi ho rivelato un barbiere che sostituisce un dittatore per dimostrarvi che tutti possiamo fare la differenza, c’è un potenziale in tutti noi, bisogna riuscire a essere uniti per la pace».
Nelle sue opere, mi riferisco in particolare a Tempi moderni, lei utilizza la satira per dimostrare come i macchinari che servono a rendere la vita più semplice privano di umanità l’uomo, portandolo all’alienazione. Oggi siamo circondati da nuovi macchinari e tecnologie. Cosa ne pensa? Cosa pensa possa accadere alla mentalità delle persone per effetto di questo incessante sviluppo tecnologico?
«Ho sempre visto i macchinari come dei portatori di un finto benessere, il mondo continua a cambiare e noi rimaniamo sempre uguali; dietro ai macchinari della seconda rivoluzione industriale c’erano persone che lavoravano troppo, spesso perdevano la vita, sempre la testa. Ora vedo la stessa situazione, vi dimenticate che il vostro giocattolo più grande è il cervello, vi dimenticate del vostro cuore. Credo che la tecnologia possa arrivare a conseguenze spiacevoli, forse però in quel momento vi ricorderete che un giorno senza sorriso è un giorno perso. Riprenderete a vivere e ad amare. Riprenderete a essere umani».

Oggi le discriminazioni sono all’ordine del giorno: colore della pelle, religione, orientamento sessuale, la gente viene esclusa perché non sempre esiste l’unità nella diversità. I motivi sono disparati. C’è futuro per le minoranze? C’è modo di farli entrare a far parte di una comunità che costruisca un mondo migliore?
«In questa domanda mi viene facile citarti il Trump che ho interpretato, lui non è un uomo perfetto, ma ha un grande cuore e lotta contro le ingiustizie. Io trovo che le discriminazioni siano una profonda ingiustizia e che tale ingiustizia sia dettata dall’ignoranza, forse bisognerebbe acculturarsi di empatia, cercare di guardare solo al cuore delle persone e così che si formerà una comunità in grado di sconfiggere il male».
Charlie Chaplin: un attore, comico, regista, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico. Che effetti ha notato in chi pratica l’arte dello spettacolo? Potrebbe questa essere anche nel XXI secolo un’oasi per ritrovare la serenità e portare a grandi rivoluzioni?
«Io penso che il teatro sia un’oasi di serenità, soprattutto in mezzo alla vita frenetica e digitale, credo che gli effetti siano positivi, a me piace l’idea della comicità; ridere fa bene, ti purifica e porta via i brutti pensieri, poi si apprende l’arte dell’osservazione. Credo che il teatro sia, per via dei ruoli e del dare potere a chi non ne ha, un percorso che porta prima a una rivoluzione interiore personale e poi può donare pace».
Lei è un personaggio che ha donato tanto, sia artisticamente che umanamente. Che cosa si sente di dire ai giovani di oggi?
«Mi sento semplicemente di sorridere».
– Charlie Chaplin
«Io penso che il teatro sia un’oasi di serenità, soprattutto in mezzo alla vita frenetica e digitale, credo che gli effetti siano positivi, a me piace l’idea della comicità; ridere fa bene, ti purifica e porta via i brutti pensieri, poi si apprende l’arte dell’osservazione. Credo che il teatro sia, per via dei ruoli e del dare potere a chi non ne ha, un percorso che porta prima a una rivoluzione interiore personale e poi può donare pace».