“Così mi mostro senza alcuna maschera. La musica? Una via d’uscita”. Intervista a Mattia Balardi, in arte Mr. Rain

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La B.Liver Elisa ha intervistato Mattia Balardi, in arte Mr. Rain, rapper e beatmaker che ha presentato a Sanremo 2024 la canzone "Due Altalene". Attraverso la musica Mattia tratta temi contemporanei e parla alle nuove generazioni di fragilità e salute mentale.
"Guarigione è trovare il modo di tornare ad essere in sintonia con sé stessi, e di conseguenza con gli altri, trovando qualcosa per cui valga la pena combattere. La musica è stata la mia via d’uscita, non ho più avuto paura di mostrarmi senza maschere"

di Elisa Tomassoli, B.Liver

Mr. Rain: il ragazzo che scrive solo quando piove

«L’ho imparato con te che certe volte un fiore cresce anche nelle lacrime»: così canta Mr. Rain (il suo nome d’arte deriva dall’attitudine a scrivere solo nei giorni di pioggia), pseudonimo di Mattia Balardi, in Due Altalene, brano portato al Festival di Sanremo 2024, dove dedica la sua performance a «tutte le persone che sentono un vuoto dentro». Con Supereroi – Sanremo 2023 – qualcosa cambia: dalle sue fragilità nasce una rivoluzione. Una rivoluzione gentile e prorompente, accompagnata dal suono inconfondibile della sua musica. Rapper e beatmaker, oggi abbiamo dialogato insieme su salute mentale e guarigione.

«L’ho imparato con te che certe volte un fiore cresce anche nelle lacrime». Mr.Rain illustrato da Chiara Bosna.

Quando hai capito che la musica poteva essere lo strumento per superare dei momenti di difficoltà?

«La musica è stata l’unico modo che avevo per comunicare con le persone a me più care. Sono sempre stato molto chiuso in me stesso, ho sempre avuto paura di mostrarmi fragile, colmo di sfumature e insicurezze. Ho sempre tenuto tutto dentro e quando ho scoperto il mondo della musica, ho capito che ogni canzone poteva diventare una specie di lettera che potevo spedire a mia madre, alla mia ragazza, al mio migliore amico, a me stesso. La musica è la mia prima voce, è il solo modo che ho per aprirmi: quando sto sul palco posso essere una persona che si condivide».

Nel brano Fiori di Chernobyl canti: «Tu mi hai insegnato che se cado è per rinascere, che un uomo è forte quando impara ad esser fragile». Quali possono essere gli strumenti pubblici e accessibili per permettere a tutte e tutti di potersi prendere cura della propria salute mentale?

«La terapia mi ha aiutato tanto, mi ha fatto capire che fare il primo passo e chiedere aiuto è una possibilità per scoprire una nuova versione di te, è come se riscoprissi il senso della vita. Quando vivi intrappolato dentro te stesso e il tuo corpo diventa come una prigione, il tuo dolore si ripercuote sui rapporti personali. La terapia è un ottimo strumento per riprendere in mano la propria vita e per cercare di trovare un modo di non vergognarsi e mostrarsi per come siamo, senza indossare la solita maschera che nasconde tutto e mostra soltanto una piccola parte della nostra identità».

In un’intervista hai raccontato che uno dei tuoi film preferiti è Into the Wild – Nelle terre selvagge. Una frase del film recita: «Mai guardarsi alle spalle, ogni sbaglio sarà un sassolino che ti indicherà una nuova strada». Che rapporto hai con gli errori?

«Ogni errore mi ha portato ad essere ciò che sono ora, ringrazio ogni mio sbaglio perché è stato un tassello del percorso che mi ha portato fino ad oggi e che mi accompagnerà per tutti i miei giorni. Anche gli sbagli che commetterò in futuro saranno fonte di insegnamento, di lavoro e di conoscenza verso me stesso e il mondo. Non rinnego niente. Into the Wild è uno dei miei film preferiti, e se devo dirti la verità, la frase che preferisco è “La felicità è tale solo se condivisa”: questa frase mi ha segnato e mi ha dato l’ispirazione e la voglia di aprirmi e concedermi alle persone vicine, e anche a quelle distanti».

Quest’anno con la canzone Due Altalene parli di una storia dolorosa, una storia di lutto e di perdita. Come vivi la reciprocità della musica, lo scambio di esperienze, e perché hai scelto di raccontare questa storia?

«Due Altalene nasce da più storie: quella che mi ha portato a scrivere questa canzone è la storia di un genitore che ha perso due figli, che erano anche miei fan e mi ha spezzato il cuore in migliaia di pezzi. Dopo quella, sono arrivate tantissime altre persone e tantissime altre storie. Supereroi ha cambiato qualcosa: ogni volta che incontravo persone nei backstage, o ricevevo lettere, mail o messaggi, trovavo racconti e confidenze di come quella canzone fosse stata loro di supporto in momenti difficili o tragici, come la perdita di una persona, e questo mi ha fatto crescere.

Ci ho messo mesi per riscrivere Due Altalene, perché questa è l’eredità di Supereroi, e ho capito quanto, nel mio piccolo, potessi essere utile, e visto che ho il potere di arrivare a un sacco di persone – specialmente su un palco come quello di Sanremo- ho il privilegio di poter dare un contributo facendo quello che amo, raccontandomi per necessità. Senza la musica non saprei come farlo».

Nella serata delle cover, al Festival, hai cantato Mary con i Gemelli DiVersi, un brano intergenerazionale che parla di violenza domestica di un padre sulla figlia. Secondo te, in merito a temi come la violenza di genere e la salute mentale, c’è una maggior attenzione da parte delle nuove generazioni?

«Se ne parla sempre di più, mai abbastanza. Tantissimi miei colleghi ne stanno parlando, tanti personaggi si stanno esponendo in prima persona, come Sangiovanni, che ha deciso di fermarsi per il suo bene e per lavorare su sé stesso, dando priorità alla sua salute mentale. Io ho tre sorelle, una di un anno e mezzo più piccola, e due di dieci e dodici anni in meno: vedo che loro riescono ad aprirsi in modo più semplice, fanno meno fatica a mostrarsi per quello che sono e a chiedere aiuto. Siamo nella giusta direzione, le cose stanno cambiando, ma non dobbiamo fermarci».

Cosa significa per te guarigione?

«Guarigione è trovare il modo di tornare ad essere in sintonia con sé stessi, e di conseguenza con gli altri, trovando qualcosa per cui valga la pena combattere. La musica è stata la mia via d’uscita, non ho più avuto paura di mostrarmi senza maschere».

La musica che unisce popoli

Salutandoci, non posso fare a meno di pensare a un’altra frase di Into the Wild: «La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza» e immagino tutte quelle connessioni e quei prodigiosi intrecci di trame che solo la musica può creare. La magia di una melodia che unisce i popoli oltre le debolezze, i pregiudizi e le paure. Grazie al «Signore della Pioggia», anche oggi impariamo che non siamo più forti quando siamo inattaccabili, ma quando siamo vulnerabili. Insieme.

– Mr.Rain –

“La terapia è un ottimo strumento per riprendere in mano la propria vita e per cercare di trovare un modo di non vergognarsi e mostrarsi per come siamo, senza indossare la solita maschera che nasconde tutto e mostra soltanto una piccola parte della nostra identità.”

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