Lettera all’Europa: signora Von Der Leyen, senza cittadinanza non mi sento europea

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Amy è una ragazza nata e cresciuta in Italia, ma che, a causa dello ius sanguinis non è considerata cittadina italiana. Questa è la sua lettera alla Presidente del Parlamento Europeo Ursula Von Der Leyen.
«”Torna al tuo Paese sei diverso”, “Impossibile, vengo dall'Universo”». Illustrazione di Aurora Protopapa
«”Torna al tuo Paese sei diverso”, “Impossibile, vengo dall'Universo”». Illustrazione di Aurora Protopapa

Lettera all’Europa: cara presidente Von Der Leyen, mi chiamo Amy è questa è la mia storia

Cara Presidente Von Der Leyen,

sono Amy, ho 15 anni e questa è la mia storia. Sono figlia di due immigrati di origine marocchina, mia madre abita in Europa da 24 anni, io invece sono nata qui. Viviamo in uno Stato dove la legge in vigore sulla cittadinanza è lo «Ius Sanguinis», dove persone come me, nate e cresciute in Italia, non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. Persone che conoscono la lingua, la storia e la cultura italiana non sono ritenute uguali a coloro che sono nati nello Stato Italiano.

Il fatto di non avere la cittadinanza, è definito da mia madre uno dei suoi punti deboli. Senza un visto non può circolare neanche nei Paesi al confine, non può accedere ai diritti civili e politici, ogni qualche anno deve rinnovare il permesso di soggiorno per tutta la famiglia, per giunta pagandolo (la questione del permesso di soggiorno è in realtà molto più complicata, io l’ho estremamente semplificata). Non si sente completamente inclusa dallo Stato in cui abita. Sente come un peso sulle spalle quando si sente chiamare «straniera», perché ormai questo sembra un termine dispregiativo. E mia madre non è l’unica a portare questo peso: tantissimi altri immigrati che sono venuti qua, in Europa, con l’aspettativa di avere un posto da chiamare casa, si sono resi conto che gli ostacoli da superare erano più di quelli che avevano immaginato.

Io definisco la burocrazia, più precisamente quella italiana, un muro che separa le persone giuridiche, lo Stato, dalle persone fisiche, i cittadini. Penso che essa stia tracciando un confine mentale e discriminatorio tra ciò che gli immigrati sono per le persone e ciò che sono per la politica. Da quando sono nata ho vissuto con cittadini italiani e stranieri, tutte persone fantastiche. Respirano, si muovono, sorridono. Non ho mai notato alcuna differenza. È stata la politica ad insegnarmi che la differenza c’era. Ma se volessimo vedere la Terra da una cartina fisica, gli abitanti del pianeta non sono semplicemente persone? È così discutibile la politica oggi, come lo è sempre stata. Molto di più lo è quella Europea.

– Amy El Kamli

“Da quando sono nata ho vissuto con cittadini italiani e stranieri, tutte persone fantastiche. Respirano, si muovono, sorridono. Non ho mai notato alcuna differenza. È stata la politica ad insegnarmi che la differenza c’era.”

Penso che i veri Italiani con la «I» maiuscola siano coloro che accolgono qualsiasi persona nel loro gruppo, coloro che non vedono l’ora di avere altri compagni Italiani, indipendentemente dalla loro etnia, dal colore della loro pelle o dalla loro religione. Un Italiano che ammiro molto è Caparezza, che una volta cantò «”Torna al tuo Paese sei diverso”, “Impossibile, vengo dall’Universo”», oppure «Non è stato facile per me trovarmi qui ospite inatteso, peso indesiderato, arreso. Complici satelliti che riflettono un benessere artificiale» (Vengo Dalla Luna – 2003).

Caparezza cerca di spiegarci attraverso questa canzone il panico morale, immedesimandosi nei panni di un alieno che, venendo sul nostro pianeta, rimane sbigottito dal narcisismo e dall’asprezza di chi  si basa su ideologie razziste. Ed è così che gli immigrati si sentono: sono confusi dal panico morale provato dai burocrati e politici Europei.

Da sempre, a partire dall’educazione a scuola, si impara il senso di inclusione, e nonostante ciò, i primi a non sapere il vero significato di questo termine sono le persone che occupano le posizioni alte nella gerarchia. Quelli che hanno in mano il destino dello Stato Italiano, che hanno un grande potere solo perché sono stati capaci di fare una propaganda convincente. Perciò, cara Presidente, io penso, come tante altre migliaia di persone, che introdurre lo «Ius Soli» possa essere un grande passo in avanti per rendere le parole fatti utili alla comunità Europea.

– Amy El Kamli

“Viviamo in uno Stato dove la legge in vigore sulla cittadinanza è lo «Ius Sanguinis», dove persone come me, nate e cresciute in Italia, non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. Persone che conoscono la lingua, la storia e la cultura italiana non sono ritenute uguali a coloro che sono nati nello Stato Italiano.”.

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