Ponti di Relazione: l’incontro tra la Mammoletta e La Sapienza
La fondazione Exodus nasce sostenuta da valori fondamentali, tra cui l’itineranza e la relazione. La sede elbana della Mammoletta custodisce questi principi, rendendoli una base solida su cui costruire il percorso comunitario.
Oggi più che mai risulta indispensabile creare una rete di rapporti che continui ad espandersi e rinnovarsi: ogni relazione è un’opportunità di confronto e crescita da cui nascono legami e connessioni stimolanti per ognuno.
Recentemente la Mammoletta ha ospitato un incontro speciale e dal risultato inaspettato: quello tra i ragazzi della comunità e il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma. L’incontro è nato dal reciproco desiderio di approfondire le dinamiche della realtà comunitaria, comprendendo come si possa realmente uscire dalle convenzioni malate in cui viviamo ogni giorno.
Sono stati protagonisti circa 20 studenti e 3 professori che, con una grande capacità di adattamento, si sono ambientati alla nostra realtà vivendone ogni aspetto. Si è trattato di un’esperienza autentica e intensa, in cui le parole hanno lasciato spazio anche ai silenzi, all’ascolto e al riconoscimento di sé nell’altro.
Durante il tempo passato insieme abbiamo alternato domande e risposte, dando vita a scambi in cui i ruoli di «chi cura» e «chi è curato» si sono presto sfumati, lasciando emergere affinità e lati comuni ad entrambi.
Gli studenti hanno avuto la fortuna di far coincidere la loro permanenza all’Elba con giorni molto introspettivi in comunità: infatti, hanno partecipato al «Deserto», trovandosi a condividere riflessioni riguardanti le proprie fragilità, perplessità, paure. Inoltre, hanno partecipato anche al compleanno di un ragazzo del gruppo, ascoltando le parole di ognuno e capendo, forse, il forte sentimento che ci lega gli uni agli altri.
Ci siamo fatti da specchio e abbiamo imparato ad accettare che non siamo poi così diversi e che, soprattutto, la terapia non è solo teoria: è confronto, partecipazione attiva nella relazione e responsabilità condivisa del disagio sociale, soprattutto giovanile, ormai sempre più diffuso.
L’iniziativa, che rientra in un progetto più ampio di collaborazione tra il mondo universitario e le realtà sociali del territorio, si è conclusa con un cerchio di restituzione in cui ognuno ha condiviso riflessioni, gratitudine, nuove domande.
Questo rappresenta un primo passo verso un supporto psicologico che non si limita all’approccio empirico e terapeutico, ma che si apre invece a una condivisione profonda e sincera, in cui ognuno trova il coraggio di mettersi a nudo di fronte all’altro.
Non si è trattato di un semplice incontro formativo o di un’esperienza emotiva fine a sé stessa: è stato un esempio concreto di come l’università possa uscire dalle aule per entrare in dialogo con una realtà caratterizzata da complessità e possibilità, e di come una comunità rieducativa possa trasformarsi in uno spazio vivo di armonia e scambio.
Guardiamo al futuro con l’auspicio che esperienze del genere possano moltiplicarsi, diventando parte integrante dei percorsi universitari e comunitari, nell’ottica di costruire ponti che abbattano barriere e pregiudizi e lascino spazio all’unione di mondi e persone che, sebbene differenti tra loro, possono rappresentare un’opportunità di crescita unica.
– Nina Cresci
“Ci siamo fatti da specchio e abbiamo imparato ad accettare che non siamo poi così diversi e che, soprattutto, la terapia non è solo teoria: è confronto, partecipazione attiva nella relazione e responsabilità condivisa del disagio sociale, soprattutto giovanile, ormai sempre più diffuso.“