Futuro – Il nostro futuro si costruisce stando insieme

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Carlotta e Federica, della Comunità Exodus raccontano l'atmosfera alla Mammoletta, dove chi ha sbagliato ritrova sé stesso e il presente diventa cura per costruire un futuro possibile.
"Le conversazioni vertono quasi sempre sul presente. Raramente si parla di futuro, e quando accade lo si fa con cautela e consapevolezza: chi è lì da più tempo coltiva sogni e progetti per il «dopo», ma nel tono delle voci si percepisce una saggezza comune: il futuro si costruisce solo stando meglio nel presente". Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator

La Mammoletta: dove la fragilità si fa luce

Quando si arriva alla Mammoletta l’aria si fa più densa, ricca di profumi e di significato. È come se si attraversasse una soglia invisibile: il rumore del mondo esterno resta alle spalle e ci si trova immersi in un’atmosfera diversa, sospesa, quasi più vera. La prima impressione è importante, anche se può sembrare un dettaglio marginale in un contesto del genere. Eppure, essere accolti da ragazzi che sorridono, sinceramente felici che tu sia lì, non è un gesto banale: è un invito silenzioso a lasciar cadere ogni difesa.

All’inizio ci si muove in punta di piedi, con rispetto e curiosità, ma subito ci si accorge che non esistono barriere. I cuori sono aperti, e questa apertura permette la creazione immediata di un legame invisibile, fatto di sguardi, di piccoli gesti, di parole semplici ma autentiche. In brevissimo tempo si formano piccoli gruppi, un mix spontaneo tra visitatori e chi vive lì. Questa «divisione» iniziale, apparentemente casuale, persiste non per distanza ma per consapevolezza: il tempo è limitato, e per toccare argomenti più intimi serve costruire una base solida. Così la chiacchiera si trasforma lentamente in dialogo profondo, in uno scambio reciproco magnetico.

“Quando si arriva alla Mammoletta l’aria si fa più densa, ricca di profumi e di significato. È come se si attraversasse una soglia invisibile: il rumore del mondo esterno resta alle spalle e ci si trova immersi in un’atmosfera diversa, sospesa, quasi più vera. La prima impressione è importante, anche se può sembrare un dettaglio marginale in un contesto del genere. Eppure, essere accolti da ragazzi che sorridono, sinceramente felici che tu sia lì, non è un gesto banale: è un invito silenzioso a lasciar cadere ogni difesa.”
Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Alla Mammoletta si incontrano occhi profondi, occhi che spesso hanno visto troppo e troppo presto. Ragazzi giovanissimi e adulti convivono, tutti lucidi nel raccontarsi e al tempo stesso persi nelle ferite della dipendenza. Si vedono giovani che portano sulle spalle errori più grandi della loro età, ma quando parlano lo fanno con una lucidità e un’intelligenza che spiazzano. Le loro parole, spesso semplici, arrivano dritte al cuore. Raccontano frammenti delle loro vite, descrivono la quotidianità e il modo in cui trascorrono il tempo alla Mammoletta. È evidente che si tratta di un tempo diverso: un tempo di qualità, che permette loro di affrontare i punti più oscuri dell’anima e di portarvi luce. Lo rivelano i loro sguardi, le pause nei discorsi, la sincerità disarmante dei loro racconti.

Nelle loro parole c’è una forza che commuove, la voglia di rialzarsi, di riscattarsi, di immaginare un’esistenza nuova. Dentro questi ragazzi convivono maturità e smarrimento, desiderio di rinascere e paura di non farcela. Da un lato c’è la spinta a ricominciare, dall’altro il timore di affrontare un mondo che, fuori, spesso non è pronto ad accoglierli. È un equilibrio delicato, fatto di piccoli passi, di ricadute e ripartenze.

Le conversazioni vertono quasi sempre sul presente. Raramente si parla di futuro, e quando accade lo si fa con cautela e consapevolezza: chi è lì da più tempo coltiva sogni e progetti per il «dopo», ma nel tono delle voci si percepisce una saggezza comune: il futuro si costruisce solo stando meglio nel presente. Prima viene la ricostruzione interiore, la riconquista di sé stessi. Solo allora si può immaginare davvero un domani.

La speranza vive nei loro occhi e nei loro sorrisi, ma ha bisogno di essere nutrita. Servono fiducia, sostegno, opportunità concrete. Guardandoli, ci si interroga sul loro futuro e anche sul nostro: quale ruolo abbiamo, come comunità, nel loro cammino? Siamo parte di una società che può scegliere di accompagnarli oppure di lasciarli soli, di aprire strade o alzare muri.

– Carlotta e Federica Berticelli

“La Mammoletta è la prova concreta che una persona smarrita, se inserita nel contesto giusto, può ritrovarsi e darsi una seconda opportunità. È un luogo in cui la fragilità diventa forza e la condivisione cura. Forse il nostro compito, come società, è proprio questo: trasformare la compassione in presenza, il giudizio in sostegno, e non smettere mai di credere che ogni vita possa rinascere anche quando sembra tutto perduto.”

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