Tum tum.
Tum tum.
Tum tum.
Mi premo due dita sul collo, a sinistra, e resto in ascolto. «Dove ti senti viva?», mi chiedono. E io lo so che la risposta che si aspettano non è un «sul petto», o «al polso». Ma non è per questo che mi tocco il collo, perché neppure io, in fondo, risponderei come non si aspetterebbero che facessi. Ho la mano lì, piuttosto, perché mi sono risposta con un’altra domanda: «che bisogno abbiamo di chiedercelo?».