Social media: abitare questo spazio digitale è un’avventura

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Federica è una B.Liver che ha sofferto di anoressia nervosa atipica e che sa bene quanto la perfezione "social" possa avere risvolti negativi. I social sono un'avventura, scrive, ma bisogna imparare ad usarli.
social media FOMO
"Oggi so come si chiama questo meccanismo e so che è sempre più diffuso: la Fear of Missing Out, o FOMO. È definita come l’insieme di emozioni negative che una persona sperimenta al pensiero di non partecipare ad esperienze piacevoli che coinvolgono persone conosciute." Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Social media: un’avventura che siamo i primi a sperimentare

Abitare lo spazio digitale è un’avventura. Siamo le prime generazioni a interfacciarsi con questo tipo di realtà, siamo i primi a sperimentarla. E siamo la prima generazione che sta scoprendo i lati positivi e negativi del vivere online.

Mi ricordo che a tredici anni i miei genitori mi hanno iscritta al campo invernale organizzato dal mio paese e non mi avevano lasciata portare il cellulare con me. Ricordo che al mio rientro a casa non vedevo l’ora di controllare gli aggiornamenti postati dai miei amici: senza sapere cosa accadeva nelle loro vite sentivo di non conoscerli, di essermi persa qualcosa di importante. E, peggio ancora, pensavo costantemente al fatto che avrei potuto essere con loro e condividere quell’esperienza, invece di essere al campo invernale.

Il fenomeno FOMO: “Fear of Missing Out”

Oggi so come si chiama questo meccanismo e so che è sempre più diffuso: la Fear of Missing Out, o FOMO. È definita come l’insieme di emozioni negative che una persona sperimenta al pensiero di non partecipare ad esperienze piacevoli che coinvolgono persone conosciute. Questo fenomeno può nascere in qualsiasi contesto, anche senza l’intromissione di Internet, ma i social media sono un canale preferenziale per accentuare questo senso di esclusione, di mancanza, di perdita: avere costantemente sotto gli occhi le foto e gli aggiornamenti degli altri è un costante reminder della propria assenza.

“I social giocano un enorme ruolo all’interno del mantenimento dei comportamenti disfunzionali della malattia. Il confronto, il senso di inferiorità e l’idea di essere imperfetti spingono le persone fragili ad attuare dei comportamenti disordinati al fine di raggiungere quell’obiettivo.” Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Inoltre, tutto ciò che sui social viene fatto e postato dagli altri sembra sempre migliore, incredibile, bellissimo. La realtà è però spesso un’altra: i social non sono reali. I social non possono raccogliere la totalità di un’esperienza, né di una persona. È chi condivide un post che sceglie cosa mostrare e come mostrarlo. Un esempio pratico: vi è mai capitato di vedere le foto di una vacanza di qualche amico o parente? Spiagge bianche, acque cristalline e sole caldo? Ecco, è possibile che durante quella vacanza abbia piovuto 4 giorni su 5, che l’acqua del mare fosse sempre troppo agitata per poter fare il bagno e che dietro la fotocamera del cellulare che inquadra le spiagge paradisiache ci siano in realtà cumuli di spazzatura.

È chi fotografa, edita e condivide a scegliere cosa mostrare e questo, solitamente, non è la realtà. O è solo una parte di essa. La stessa cosa vale per i corpi. I social attualmente sono un palcoscenico: ognuno si mostra al meglio di sé, performa la versione di sé che vuole che gli altri vedano. Ma questa cosa può essere estremamente nociva. Quando mi sono ammalata di Anoressia Nervosa Atipica passavo ore ed ore a confrontare il mio corpo con quello degli altri, anche di coloro che vedevo solo online. Sempre perfetti, sempre immacolati, sempre precisi. Non si mostravano mai imperfetti o naturali.

I Disturbi del Comportamento Alimentare non sono il voler «essere come le modelle» o, al giorno d’oggi, come le influencer: sono la commistione di numerosissimi fattori scatenanti. Ma i social giocano un enorme ruolo all’interno del mantenimento dei comportamenti disfunzionali della malattia. Il confronto, il senso di inferiorità e l’idea di essere imperfetti spingono le persone fragili ad attuare dei comportamenti disordinati al fine di raggiungere quell’obiettivo. Obiettivo irreale, ritagliato, editato, misurato e calcolato. Obiettivo irraggiungibile, perché fasullo.

I social nascondono grandi potenzialità, basta sapere come utilizzarli: il mio desiderio è che i social diventino più reali, che i volti si mostrino senza filtri, che si raccontino le esperienze a 360 gradi. Che ci si mostri imperfetti, fallibili, manchevoli. Che ci si mostri reali, non ideali.

– Federica Merli

“Quando mi sono ammalata di Anoressia Nervosa Atipica passavo ore ed ore a confrontare il mio corpo con quello degli altri, anche di coloro che vedevo solo online. Sempre perfetti, sempre immacolati, sempre precisi. Non si mostravano mai imperfetti o naturali.”

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