Ascolto: far crollare il muro alto dell’indifferenza

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La B.Liver Amy riflette su come omicidi e stragi siano stati, nel tempo, normalizzati; criticando la mancanza di ascolto e l'importanza del supporto per la salute mentale.
"Mi rendo conto che ascoltare sembri un gesto di poca importanza, ma lo trovo essenziale per il bene comune." Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Quando l’ascolto può cambiare tutto

Ormai omicidi e stragi sono all’ordine del giorno. Vedo gente che scorre il giornale con la faccia più neutra che si possa esprimere, leggendo cose così brutali, ma oramai comuni, da diventare effettivamente soggetti a reazioni neutre.

Sarò forse io a generalizzare, ma noto che le persone tendono troppo a normalizzare tali gesti.

«Ai miei tempi si stava meglio, non c’erano tutti questi omicidi». Ma certo, diamo la colpa alla tecnologia, diamo la colpa alla psicologia evoluta, diamo la colpa alla nuova generazione. Oppure diamo il merito ai manicomi, diamo il merito ai medici specializzati che ai tempi rinchiudevano in ospedali psichiatrici qualsiasi persona considerata problematica, isolandola dal resto del mondo. E vada al diavolo il professor Basaglia che sosteneva che «il manicomio non serve a curare la malattia mentale, ma solo a distruggere il paziente». Ma forse dovrei andare al diavolo anch’io, completamente d’accordo con lui e con l’abolizione di quegli istituti. Perché, opinione severa e soggettiva, i manicomi erano soltanto pretesti per lavarsi le mani in modo più comodo da determinati problemi, e chiaramente con «problemi» intendiamo proprio gente con disturbi mentali. Ed è chiaro che determinati disturbi si manifestano in veste di problema, se non li si tratta come si deve sin dal principio. Che nessuno si senta colpevolizzato, per carità. Oltre al rifiuto e all’ignoranza c’è anche l’inconsapevolezza, l’incapacità di cogliere certi campanelli d’allarme che un soggetto disturbato può manifestare. Forse sto solo immaginando il mio mondo ideale, un mondo in cui gli adulti sono disposti ad ascoltarci, a non storcere il naso per qualsiasi cosa diciamo, facendoci sentire giudicati e di conseguenza portandoci ad isolarci in un mondo tutto nostro.

“Forse sto solo immaginando il mio mondo ideale, un mondo in cui gli adulti sono disposti ad ascoltarci, a non storcere il naso per qualsiasi cosa diciamo, facendoci sentire giudicati e di conseguenza portandoci ad isolarci in un mondo tutto nostro.”
Immagine generata con sistema di Intelligenza Artificiale Bing Image Creator

Un mondo in cui gli adulti smetteranno di paragonarci con qualcuno più bravo, più bello o più abile di noi. Un mondo in cui al primo posto ci sarà la nostra sanità mentale, non la nostra performance. Un volto della realtà in cui non percepiamo più quella logorante sensazione di disagio in presenza di qualcuno che, con un semplice sguardo, ti induce alla costante paranoia. Ed è ben risaputo che questa, insieme a molte altre, è una tra le caratteristiche peggiori della crescita. Mi sono sempre chiesta perché le persone chiudessero sempre una questione con la solita frase: «è normale, anch’io alla tua età…», perché non c’è cosa peggiore di mostrare le proprie debolezze a qualcuno che, in tutta risposta, sostiene di capirti perché anch’ella alla mia età ha vissuto la medesima esperienza. Non c’è cosa peggiore di avere a che fare con gente prevenuta, che sostiene di capirti appieno, come se fossero loro a vivere la tua vita.

Proprio per questo motivo io, come tanti altri adolescenti, tendiamo ad isolarci. Perché quando volevamo semplicemente essere ascoltati, abbiamo trovato un muro di indifferenza che sminuiva ciò che provavamo veramente. Chiamatelo pure vittimismo, ma so come ci si sente ad avere persone che sottovalutano i malesseri di qualcuno, considerandoli semplici capricci adolescenziali. Certo, prima o poi passeranno, come i problemi di ex adolescenti oggi adulti e vaccinati. Ma c’è anche il rischio che, in qualcuno, queste preoccupazioni possano manifestarsi in veri e propri problemi di cui la società si accorgerà quando sarà ormai troppo tardi. Quando quel determinato soggetto arriverà al punto da compiere gesti estremi, come omicidio o suicidio. Non che io voglia giustificare tali gesti accusando gli adulti che non sono stati in grado di ascoltare quell’individuo, sia chiaro, ma forse, se fossimo tornati indietro di qualche passo, saremmo riusciti a prevenire questi problemi. Mi rendo conto che ascoltare sembri un gesto di poca importanza, ma lo trovo essenziale per il bene comune.

– Amy El Kamli

“[Il mio mondo idealeè] un mondo in cui al primo posto ci sarà la nostra sanità mentale, non la nostra performance. Un volto della realtà in cui non percepiamo più quella logorante sensazione di disagio in presenza di qualcuno che, con un semplice sguardo, ti induce alla costante paranoia.

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