Dal silenzio al rumore: la ribellione necessaria per cambiare il mondo
«I B.Liver si domandano come mai i giovani non protestano pubblicamente, scendendo in piazza, davanti alle sfide tremende che il mondo offre. Perché fingiamo di non vedere». Così scriveva il Bullone in prima pagina nell’aprile 2018, quando attraverso le parole e le riflessioni di cinque giornalisti suggeriva «cinque motivi per alzare la voce».
Riguardando oggi quella pagina e il forte messaggio che conteneva, penso che intanto non posso ignorare che quel numero uscì prima che il Covid ci chiudesse in casa, stravolgendo per sempre la nostra vita, tanto che oggi le diciture A.C. e D.C. potrebbero stare tranquillamente per Avanti Covid e Dopo Covid.
Detto questo, mi chiedo se davvero sono (erano) soltanto i giovani a non alzare la testa e la voce. A non scendere in piazza. A non ribellarsi. Se analizzo il momento che stiamo vivendo oggi, dico di no, non sono soltanto loro. Sono anche quelli della mia generazione, quelli che, come scriveva Fiamma Invernizzi in prima pagina, in gioventù manifestavano, si ribellavano, contrastavano idee e comportamenti antidemocratici. Che difendevano la libertà, e che pensavano di cambiare il mondo. E il loro mutismo oggi è ancora più grave, perché si porta dietro sentimenti come la rassegnazione, il disimpegno, il badare soltanto a sé stessi, il qualunquismo sintetizzato da frasi tipo «Ma tanto a cosa serve se io mi batto?». E questo è imperdonabile.
Però adesso qualcosa si muove proprio in quei giovani al centro dell’inchiesta del Bullone che almeno si stanno mobilitando contro i femminicidi. E lo si deve ad Elena Cecchettin che, dopo la morte di sua sorella Giulia, ha voluto sostituire il minuto di silenzio con quello di rumore. «Facciamo rumore, facciamo sentire la nostra voce!». «Raccogliendo» in pieno l’invito lanciato dal Bullone.
– Flavia Cimbali
“Lo si deve ad Elena Cecchettin che, dopo la morte di sua sorella Giulia, ha voluto sostituire il minuto di silenzio con quello di rumore. «Facciamo rumore, facciamo sentire la nostra voce!». «Raccogliendo» in pieno l’invito lanciato dal Bullone.”