Intervista a Sara Doris: “Quando saper dire di no, ascoltando anche il cuore. Per sé stessi e per gli altri”

Autori:
La B.Liver Elisa intervista Sara Doris, che tra famiglia, altruismo e impegno sociale con la Fondazione Ennio Doris, insegna come le scelte coraggiose possano cambiare vite e far sbocciare talenti.
"È un gruppo meraviglioso, sono ragazzi che hanno voglia di fare, sono felici di partecipare anche ai workshop mensili che organizziamo per sviluppare le loro potenzialità, le cosiddette soft skills."

Dire “no” per dire “sì” alla vita: l’eredità gentile di Sara Doris

«Per quanto mi riguarda, per tutto quello che ho ricevuto, mi comporterò in maniera che io possa consegnare qualcosa di meglio al prossimo rispetto a quello che ho ricevuto io». Questa è una frase di Ennio Doris, dirigente d’azienda, imprenditore e fondatore di Banca Mediolanum, ma è anche lo spirito che attraversa le parole di Sara Doris, figlia di Ennio, Vicepresidente di Banca Mediolanum e Presidente della Fondazione Ennio Doris, organizzazione che si impegna a sostenere studenti meritevoli provenienti da contesti socioculturali svantaggiati, aiutandoli a intraprendere percorsi di formazione di eccellenza e promuovendo la mobilità sociale. Grazie agli insegnamenti di suo padre, e alla sua storia straordinaria, racconta ai ragazzi del Bullone l’importanza delle scelte, che ogni giorno aprono le porte per mondi fantastici.

Annalisa Sara Doris, dal 2006 è Presidente del Consiglio di Amministrazione di Fondazione
Mediolanum
che si impegna in iniziative a favore dell’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo. È membro del Consiglio di Amministrazione di Banca Mediolanum S.p.A. e Vice Presidente, inoltre è Presidente della Fondazione Ennio Doris. Illustrazione di Chiara Bosna.

In questo numero del Bullone, uno dei temi riflette sui no che abbiamo detto per farci del bene. A lei è capitato di dire no a una possibilità per far del bene a sé e, di conseguenza, agli altri?

«Quando avevo 26 anni ero sul punto di partire per un’esperienza lavorativa a Londra, in una banca d’affari. Poco prima della mia partenza, invece, mi sono accorta di aspettare una bambina, la mia primogenita Lunachiara. Questa sorpresa ha stravolto completamente le carte in tavola, e mi ha messa davanti alla consapevolezza di dover scegliere: ho detto “no” a quell’esperienza che avevo programmato per seguire quella vita di attesa. In quella decisione non ho scelto solo per me stessa, ma per tutti. È stata una scelta di cuore, e dopo Luna sono arrivati altri quattro figli: sono sicura di aver fatto la scelta migliore, per me e per loro».

«Nessuno troverà la felicità cercando solo la propria. Invece, se ognuno si preoccuperà di quella dell’altro, troverà in fretta quella che gli appartiene». Questa frase di suo padre Ennio Doris racchiude i valori della Fondazione a suo nome: come ci si preoccupa della felicità dell’altro nella nostra quotidianità?

«Condivido la frase di papà, e ne aggiungo un’altra che ripeteva sempre: “il miglior modo per essere egoisti è essere altruisti”. Quando operiamo il bene, esso si riflette su di noi. Chi cerca la felicità solo per sé stesso, troverà sempre ben poco, noi siamo esseri sociali, viviamo in relazione agli altri, dobbiamo coltivare le relazioni per essere felici. La felicità è molto più grande di noi, bisogna sempre mantenere lo sguardo sul mondo per vedere dove puoi fare la differenza. Una cosa molto importante che mi ha insegnato papà è saper scegliere, tra le tante cose della vita, le opportunità in cui poter portare un cambiamento, in cui si è insostituibili. Quando avevo i bambini piccoli lavoravo part time, dicevo a mio papà di sentirmi in colpa, vedevo lui e mio fratello Massimo lavorare dalla mattina alla sera, ma lui mi rassicurò dicendomi: “Sara, tu sei insostituibile per i tuoi figli, quello che fai tu non lo può fare nessuno”. Per me è stato immediato e naturale scegliere, ne avevo la possibilità, e nell’essere madre ho trovato grande gioia, felicità, soddisfazione. Mi sono lasciata sorprendere dalla vita».

Oltre ad essere Vicepresidente di Banca Mediolanum e Presidente di Fondazione Ennio Doris, lei è anche madre di cinque figli: in un mondo che vuole sentire dai giovani sempre «sì», in cui la performance è tutto, come aiuta i suoi figli a sviluppare senso critico, e a far sentire la loro voce nel mondo?

«Credo che il miglior modo per insegnare sia essere un esempio, ascoltando ciò che hai nel cuore. Se vuoi che i tuoi figli abbiano senso critico, devi averlo prima tu. Loro, osservandoci, possono trarre i loro insegnamenti, le loro regole, lavorando un po’ per imitazione, come io ho fatto con i miei genitori, se poi riesci a non farti confondere dalle mode, dai trend, da quello che tutti vogliono o si aspettano, saprai trovare te stesso e il tuo equilibrio, lasciando spazio anche per il dialogo con noi genitori. Credo che i figli si affidino alla fiducia che noi diamo loro, ciò che vivono e respirano in casa».

Fondazione Ennio Doris nasce a settembre 2022: ad oggi, quanti studenti meritevoli avete sostenuto? Attraverso la Fondazione, come cambiano le vite dei ragazzi a cui vi rivolgete?

«Fondazione Ennio Doris è nata quando papà è venuto a mancare, con l’idea di portare avanti i progetti che già lui sosteneva personalmente. In poco tempo abbiamo compreso di voler costruire una situazione organizzata, per dare un senso e un valore a questa realtà. Abbiamo scelto di erogare borse di studio a studenti meritevoli provenienti da contesti socioculturali non favorevoli, perché anche mio papà è stato uno studente attento, e perché la formazione scolastica ha permesso di cambiare anche la sua, di vita. Infatti, lui ha proseguito gli studi poiché impossibilitato a fare il mediatore di bestiame, a causa di un’infezione ai reni contratta a dieci anni.

Abbiamo deciso di coinvolgere i ragazzi a cui ci rivolgiamo, sostenendoli non solo dal punto di vista economico, ma coltivando lo spirito di condivisione, ci preoccupiamo che crescano e si formino sotto tutti gli aspetti. Costruiamo un percorso parallelo con loro: il primo anno erano in 13, quest’anno in 15 e programmiamo di averne altrettanti anche per il terzo anno. È un gruppo meraviglioso, sono ragazzi che hanno voglia di fare, sono felici di partecipare anche ai workshop mensili che organizziamo per sviluppare le loro potenzialità, le cosiddette soft skills. Attraverso questi laboratori, hanno compreso l’importanza di sostenersi a vicenda, indipendentemente dal fatto che appartengano a corsi di studi diversi».

C’è stato un momento o un’esperienza vissuta con le classi che ricorda con più emozione?

«La prima volta che ho incontrato la prima classe abbiamo organizzato una sfida culinaria, una sorta di Masterchef, per poter ridurre le distanze ed entrare in connessione l’uno con l’altro. Eravamo a Milano, c’era la mia famiglia, i ragazzi e uno chef: ci siamo divisi in squadre e ci siamo sfidati con delle ricette. Io, per esempio, sono scarsissima in cucina, ma sono molto brava ad eseguire gli ordini e a mantenere il piano pulito, e così mi sono affidata a chi era più capace di me. Matilda, una delle ragazze della classe, ha ricoperto il ruolo di capogruppo: alla fine dell’ora che avevamo a disposizione non c’erano più ruoli o gerarchie, eravamo solo Sara, Matilda, Maurizio… Le distanze si sono ridotte, e cenando tutti insieme abbiamo condiviso le nostre storie. È stata una cena tra amici, tra conoscenti, tra parenti, avevamo subito creato una dimensione familiare. Quest’anno, per la stessa occasione, due ragazzi della classe precedente hanno partecipato, un po’ come dei testimonial, per ricordare e trasmettere le emozioni vissute insieme».

In Fondazione Ennio Doris viene posta grande attenzione verso la valorizzazione dei talenti. Che cos’è, per lei, il talento? Il talento può cambiare il mondo?

«Il talento sono le opportunità e le doti che la vita ti ha dato, può essere qualcosa che viene da dentro, come qualcosa che ci riesce particolarmente bene, possono essere anche le occasioni che ci sono al di fuori di te. Ma bisogna saper vedere e cogliere quelle occasioni e trasformarle in qualcosa che renda il mondo un luogo migliore. Mettersi in gioco è fondamentale: non sempre otteniamo ciò che ci immaginiamo, ma altre volte raggiungiamo destinazioni imprevedibili che superano la nostra immaginazione, e proprio per questo è importante dare una possibilità a tutti. Questo è quello che facciamo in Fondazione Ennio Doris, ma anche in Fondazione Bullone, mettiamo a frutto le risorse che ci rendono unici e irripetibili. Credo fermamente che sia speciale contribuire a far fiorire le persone».

– Annalisa Sara Doris

Condivido la frase di papà, e ne aggiungo un’altra che ripeteva sempre: “il miglior modo per essere egoisti è essere altruisti”. Quando operiamo il bene, esso si riflette su di noi. Chi cerca la felicità solo per sé stesso, troverà sempre ben poco, noi siamo esseri sociali, viviamo in relazione agli altri, dobbiamo coltivare le relazioni per essere felici. La felicità è molto più grande di noi, bisogna sempre mantenere lo sguardo sul mondo per vedere dove puoi fare la differenza.”

Ti è piaciuto ciò che hai letto?

Ricevi adesso l’ultimo numero del nostro mensile “Il Bullone”, uno spazio in cui i temi cardine della nostra società vengono trattati da un punto di vista “umano” e proposti come modello di ispirazione per un mondo migliore.

Ricevi ultimo Bullone
 
 
 
 

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto