Il potere dei no (e dei sì) che ci salva da noi stessi
«No! Ho detto no! Non ascolterò nessuno dei due!».
Questa potrebbe essere una frase assolutamente normale nella mia testa: le voci che litigano fra di loro e, io, inizialmente spettatrice muta, che improvvisamente esplodo e decido per me stessa.
Peccato che alcuni «no», vadano contro me stessa.
La causa è spesso la paura, il timore che succeda qualcosa che mi porti in un baratro: un no detto a un’uscita o a una serata tra amici; no a quella presentazione davanti alla classe di inglese; no ad un impegno serale; no a una passeggiata… Potrei restare sola, potrei sbagliare o bloccarmi, sono stanca, non voglio alzarmi, cambiarmi e uscire per nulla.
Questi sono no che mi bloccano, che rendono la mia quotidianità pesante, a volte talmente tanto che sembra impossibile viverla; quindi, è molto meglio rintanarmi sotto le coperte, guardare il telefono, o qualche serie tv.
La noia. I momenti vuoti.
Ho necessità di una programmazione chiara e precisa, ecco perché scelgo di mettermi in gioco in diverse attività: lezione di basso, danza, l’università, la parrocchia, il programma in radio, il supporto a un’associazione culturale, le attività con il Bullone. Sono tante cose, me ne rendo conto, ma sono perfettamente incastrate l’una con l’altra, in modo da dare il giusto spazio ad ognuna. Il problema sorge quando da questi impegni ne fioriscono altri (una gara di danza, un’esibizione di basso, preparare la scaletta per la puntata in radio…): ecco, qui non sempre riesco a dire di no, per cui la mia programmazione diventa confusa, al posto di 168 ore me ne servirebbero 200 e confondo un giorno per l’altro.
Questi sono i no che mi appesantiscono.
Però ho fatto passi avanti.
Quando mi rendo conto di essere satura, ho bisogno di fermarmi, so dire qualche no: annullo ciò che posso; cerco di chiudere i progetti avviati bene, ma rapidamente; se da qualche parte non sono indispensabile, mi faccio sostituire; cerco di ritagliare momenti per me, di tornare alla mia tranquillizzante routine, di tornare in asse.
Anche perché c’è un rischio in questa foresta oscura di attività su attività: quello di essere talmente piena, carica di responsabilità, impegni da una parte all’altra della città nello stesso giorno, da rischiare di arrivare all’estremo e scoppiare! Crollare! E allora, bisogna fermare tutto: bisogna pensare all’essenziale e focalizzarsi su quello, meglio se mantenendo danza, attività e luogo che ho nel cuore e che mi aiuta a concentrarmi sul mio corpo in quel preciso momento, a sfogarmi in modo positivo, a sudare e ad eliminare le tossine.
E una pallina antistress, quella è sempre con me.
Tutti dovremmo imparare a dire qualche no, a prenderci un po’ di tempo, perché tutti, ipoteticamente, rischiamo di esplodere se ci saturiamo di attività.
Avere del tempo vuoto può essere snervante (quanto odio l’estate!), ma può rivelarsi utile.
C’è bisogno di una piccola rivoluzione personale: dire i sì, a cui non si può dire no!
A parte il gioco di parole, prendersi una responsabilità in meno, se qualcuno può farlo al nostro posto e noi già ne abbiamo; andare a un convegno o lezione e poi passare un fine settimana di relax; cercare attività a cui dire sì, che possano farci star bene!
Mi rendo conto che così, forse, è un po’ utopico, ma un «sì» per noi, non lo vogliamo dire?
– Silvia Bellinato
“Anche perché c’è un rischio in questa foresta oscura di attività su attività: quello di essere talmente piena, carica di responsabilità, impegni da una parte all’altra della città nello stesso giorno, da rischiare di arrivare all’estremo e scoppiare! Crollare! E allora, bisogna fermare tutto: bisogna pensare all’essenziale e focalizzarsi su quello, meglio se mantenendo danza, attività e luogo che ho nel cuore e che mi aiuta a concentrarmi sul mio corpo in quel preciso momento, a sfogarmi in modo positivo, a sudare e ad eliminare le tossine.“