Emozioni da ritrovare, emozioni da vivere
A La Mammoletta, sede dell’Elba della fondazione Exodus, il lavoro introspettivo non si ferma mai. Insieme alle altre sedi, ogni anno lavoriamo su un tema preciso da sviluppare con le varie attività e i vari incontri che facciamo. Quest’anno il tema è quello delle emozioni. Un argomento vasto e complesso nella sua semplicità.
Esistono emozioni primordiali che accompagnano l’uomo fin dalle origini sulla Terra, che lo hanno aiutato ad evolvere e prosperare. La paura, ad esempio, insieme a gioia, sorpresa, tristezza, disgusto o rabbia. Ma ne esistono altre «nuove» e derivate, sempre più presenti, come l’ansia, la vergogna, il senso di colpa o il rimorso.
Non è facile guardare in faccia questi sentimenti e rendersi conto di non essere riusciti a gestirli. Abbiamo cercato di mettere a tacere l’emozione che risuonava insistente dentro di noi, lasciandola esplodere nei momenti meno opportuni. Quello che normalmente è un tintinnio dolce e utile a comprendere sé stessi, si è per molti trasformato in un urlo assordante che abbiamo cercato di zittire e placare in ogni modo.
Ciò che di più curioso è emerso durante i nostri laboratori è che, generalmente, siamo esperti per quanto riguarda le emozioni chiamate «negative», mentre siamo straniti e disorientati se pensiamo a quelle «positive». Se parliamo di rabbia troviamo una marea di esempi infuocati di odio e rancori, dolori e disattenzioni. Al contrario, alcuni di noi rifiutano di esplorare ricordi gioiosi, di mantenerli a sé cari per ciò che di gioioso hanno: quei ricordi, difficili da ripescare nella mente, diventano pregni di una malata nostalgia. Ma scavare in quei ricordi, dare loro una forma ed esprimerli, ci aiuta a ritrovare un equilibrio che ci permette di vedere la nostra storia con lucidità.
Forse fa paura e provoca dolore pensare che molti di quei ricordi non ci appartengono più, che fanno parte di un passato molto lontano e diverso dal nostro presente. Fanno parte di un sé bambino e ingenuo, innocente e puro, che guarda il mondo con stupore e meraviglia: un sé bambino che troppo spesso viene perduto e dimenticato nei cassetti più bui della nostra mente. Quando quel bambino non viene ricordato, non viene curato nel tempo, ci si dimentica anche di far caso ai piccoli momenti di gioia che proviamo tutti i giorni, buttandoli nel cassetto buio e lasciandoli emergere occasionalmente, sfumati e indefiniti, quasi irreali. E allora non possiamo che impegnarci a scrutare con attenzione dentro di noi, per riappropriarci di tutte le emozioni che spesso abbiamo preferito anestetizzare.
La verità è che siamo diseducati riguardo alla nostra interiorità: siamo educati a contenere, e reprimere tutti gli impulsi che ci spingono dentro di noi, ma questo è contro la nostra natura, è una forma di violenza autoimposta. Ogni cosa che proviene dal nostro «dentro» va curata, espressa, capita e assaggiata in ogni sua forma. Solo assaporandone ogni lato possiamo conoscerla a fondo e, di conseguenza, imparare a gestirla. Noi abbiamo la fortuna di esserci fermati, di aver trovato il tempo necessario per lavorarci; questi temi sono spesso considerati superficialmente come già conosciuti, proprio perché primordiali. Ma forse non è così e spesso ci lasciamo giostrare da emozioni che non sappiamo gestire o riconoscere. Forse però non è così impossibile trasformare i momenti vuoti della giornata in momenti di riflessione, guardando con più attenzione dentro di sé, per riappropriarsi delle proprie reazioni ed essere stabili sostegni per chi amiamo o ameremo.
– Nina Cresci
“La verità è che siamo diseducati riguardo alla nostra interiorità: siamo educati a contenere, e reprimere tutti gli impulsi che ci spingono dentro di noi, ma questo è contro la nostra natura, è una forma di violenza autoimposta. Ogni cosa che proviene dal nostro «dentro» va curata, espressa, capita e assaggiata in ogni sua forma. Solo assaporandone ogni lato possiamo conoscerla a fondo e, di conseguenza, imparare a gestirla.“