La noia… mi annoia

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Per la B.Liver Giusy la noia non è solo assenza, ma spazio fertile per riflettere. Fermarsi e accoglierla può aiutarci a vivere con presenza, riscoprendo la libertà di essere.
"Ennui", la noia nel cartone Inside Out 2.

La noia che mi annoia: imparare a fermarsi per tornare a essere

Mi trovo sul treno. Per l’ennesima volta è in ritardo, un tempo che mi costringe ancor di più a fermarmi qui, in questo non-luogo, sospesa tra ciò che ho lasciato alla mia partenza e ciò che mi aspetterà all’arrivo.
Riempio questa attesa scrivendo, ascoltando musica, scorro i social, tutto pur di non guardare in faccia la mia compagna indesiderata: la noia.

Scappo da lei come da un nemico, nonostante la conosca bene. Non le sto vicino per paura di non essere, di nascondermi da ciò che il mondo mi propone; così cado anch’io nel doppio paradosso della «noia che mi annoia»: non mi limito a provarla, mi infastidisce anche il fatto stesso di incontrarla nella vita.

Eppure, guardando alla nostra quotidianità, è evidente il doppio volto del nostro vivere: passiamo mesi a correre, tra liste infinite di impegni, mezzi affollati, obiettivi da spuntare.
Viviamo nel desiderio di fuggire, sognando una vita lenta, in cui fermarsi diventi possibile, ma quando si presenta il momento del riposo, non sappiamo abitarlo.
Ci rifugiamo nella programmazione, come se anche la quiete dovesse essere produttiva.

La noia ci fa paura perché ci espone e ci costringe a guardare negli occhi il tempo, mentre noi ci fermiamo. Ci sentiamo spogli, come se dovessimo colmare un vuoto, per paura di vedere la vera essenza dei nostri pensieri più intimi.

Analizzando l’etimologia della parola, noia deriva dal latino in odium: porta con sé un senso di disgusto e repulsione, tanto da spingerci a reprimerla e rifiutarla.

Ma cosa rifiutiamo davvero? La noia stessa, o la lentezza e la vulnerabilità che ci impone?

Proviamo a vederla come un’opportunità. La filosofia, l’arte, la letteratura ci ricordano che da questi momenti sospesi può nascere spazio per riflettere: terreno fertile per dare voce ai pensieri autentici. Il vuoto ci costringe a guardarci dentro, a prendere atto di ciò che abita la nostra mente. La sospensione, così, non è solo assenza, ma possibilità di osservazione.

La noia, allora, si mostra come una compagna silenziosa, ma non invadente, che ci fa scorgere un tempo nostro, non per forza riempito con gesti o parole.

So che molti diranno che tutto ciò è filosofico o utopico, in una società in cui è proibito fermarsi.
Ma forse dovremmo cambiare prospettiva: trovare nei momenti di pausa un tempo non da riempire, ma da attraversare.

Dovremmo cambiare una società che ci impone di produrre, ritagliandoci spazi per essere, non solo per fare.

Forse questo è il vero compito dei nostri tempi: non trovare soluzioni ai problemi del mondo, ma soluzioni per l’anima, per imparare a fermarci e fare del bene a noi stessi.

Come farlo? Nessuno lo sa davvero. Ma possiamo iniziare da gesti semplici:
darci il tempo, sui mezzi, di osservare, annoiarci, non scrollare su TikTok.
Sedersi sul divano e, per una volta, non accendere la televisione, lasciandosi attraversare dai pensieri.

La noia mi annoia, sì, ma forse può essere una bussola silenziosa, che ci orienta ricordandoci quanto è importante esserci piuttosto che dover essere.
Non porta soluzioni immediate, ma offre una possibilità: abitare il tempo diversamente, almeno per un po’.
Forse solo così possiamo cogliere qualcosa di positivo da ciò che appare negativo: la libertà di vivere senza la pressione di dover fare.

– Giusy Scoppetta

“La noia ci fa paura perché ci espone e ci costringe a guardare negli occhi il tempo, mentre noi ci fermiamo. Ci sentiamo spogli, come se dovessimo colmare un vuoto, per paura di vedere la vera essenza dei nostri pensieri più intimi.”

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