Intervista a frate Giulio Cesareo: la creatività è scoprire la bellezza nascosta nella realtà

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CreAzione e ferite che diventano luce: Fra Giulio riflette su creatività, perdono e fraternità come vie per trasformare ferite e fragilità in bellezza condivisa.
Uno dei panel organizzati da Fondazione Bullone ad Assisi, all'interno nel programma del "Cortile di Francesco".

CreAzione e ferite che diventano luce

Il Cortile di Francesco, uno spazio di arricchimento reciproco ed espressione culturale, che entra in un dialogo fecondo con ogni sapere e competenza, con ogni cultura e sensibilità, è giunto all’undicesima edizione.

Frate Giulio Cesareo, Direttore Ufficio comunicazione Sacro Convento Assisi.

Fra Giulio, qual è la motivazione profonda che l’ha spinta ad invitare a testimoniare Fondazione Bullone mediante la mostra CICATR/CI?

«Quest’anno il Cortile di Francesco, inserito nel contesto delle celebrazioni per gli 800 anni del Cantico delle Creature, si è focalizzato sul tema della creatività, racchiuso nel titolo CreAzione. La creatività, per me, è l’arte profondamente umana di scoprire, attraverso l’amore e la cura, la bellezza nascosta nella realtà. In questo senso, CICATR/CI si inserisce perfettamente: è un’esperienza che ci invita a riscoprire, proprio nelle ferite, una luce capace di rivelare una bellezza autentica, non scontata, ma profondamente vera».

Il festival di quest’anno ha un focus sulla relazione tra creatività umana, responsabilità ecologica e cura del Creato. Fondazione Bullone con la mostra CICATR/CI, ha portato un’esperienza artistica, percettiva e partecipativa, un incontro attivo per indagare sé stessi e il mondo che ci circonda. Qual è per lei la funzione sociale della creatività oggi?

«Come accennavo, la creatività non è semplicemente sinonimo di fantasia, ma uno sguardo, una visione. È la capacità, affinata dall’attenzione, dall’amore e dalla cura, di vedere oltre ciò che appare. Come diceva il Piccolo Principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi”. La banalità e la superficialità ci rendono ciechi alla ricchezza del nostro mondo. Un maglione, ad esempio, non è solo un insieme di fibre per scaldarsi: se donato con amore, acquista un significato nuovo, rivelando una bellezza che solo la relazione sa svelare. La creatività è un atto d’amore che trasforma e dà senso. Tutto il resto – estro, fantasia, stili personali – ne è una conseguenza».

San Francesco ottocento anni fa scrisse il Cantico delle Creature, in un momento di grande fragilità, ormai cieco e prossimo alla morte corporale. Eppure, ciò che il suo cuore suggerisce è un canto di lode. (…) In che modo queste parole possono essere portatrici di speranza per un’umanità più che mai afflitta e poco incline all’accettazione della mortalità?

«La bellezza di questa strofa del Cantico sta nel ricordarci che, vivendo in una logica di relazioni e apertura verso l’Altro e gli altri, nulla può spegnere la gioia, nemmeno il dolore. La lode è l’espressione di una gioia che coesiste con le difficoltà. San Francesco ci insegna che si può essere felici dentro relazioni autentiche, anche quando il dolore bussa alla porta. La gioia e l’amore possono accompagnarci sempre, anche nei momenti più difficili».

Dietro la fragilità di ogni creatura si cela un sussurro di bellezza (…). In che modo i frati francescani oggi testimoniano nel mondo la bellezza del Creato e delle sue creature, in una realtà in apparenza dominata dal disvalore e dalla disarmonia?

«Uno dei modi più semplici, ma profondamente significativi, è attraverso il perdono. Donare e condividere il perdono significa riconoscere che ogni persona è viva, capace di ripartire, e che nessuno è definito dal male che ha fatto o subito. Il perdono, pur essendo un primo passo spesso difficile, è fondamentale per grandi guarigioni, sia interiori che esteriori. È un atto che testimonia la bellezza della vita e delle relazioni».

San Francesco, uomo umile che si è fatto “piccolino”, ha vissuto la sua esistenza nella piena accoglienza e accettazione delle proprie e altrui fragilità (…). Qual è l’eredità lasciata a voi Frati Minori da fratello Frate Francesco?

«L’eredità più grande è il senso di fraternità universale, che per noi ha una radice religiosa – Dio, Padre di tutti – ma che si traduce anche in conseguenze culturali e sociali. Sentirsi parte di una fraternità significa ricordare che non siamo mai soli, ma esistiamo grazie agli altri. Anche quando le relazioni diventano difficili è importante lottare per l’unità, perché solo così si favoriscono la vita, la gioia, la benedizione e la crescita».

In questi giorni di presenza ad Assisi (…). In che modo concretamente i Frati Francescani si mettono al servizio delle sorelle e dei fratelli più bisognosi di supporto materiale e spirituale?

«I frati francescani non sono un monolite: siamo decine di migliaia nel mondo, ognuno con sensibilità e contesti diversi. C’è chi si dedica ai malati o alle persone con disabilità, chi offre ascolto spirituale, chi lavora nelle Nazioni Unite per sostenere gli ultimi, chi educa i giovani, chi supporta gli anziani, e chi si dedica alla preghiera per chiedere aiuto e sostegno. Tanti modi diversi, ma un unico desiderio: accompagnare concretamente chi ha più bisogno, con amore e dedizione».

Al di là di tutto ciò che ciascuno di noi può pensare sia importante (…). Qual è il suo pensiero a riguardo?

«La forza del pensiero è fondamentale: la vita spirituale è, prima di tutto, una vigilanza sui propri pensieri. Esistono pensieri che ci fanno crescere e ci avvicinano agli altri, e altri che ci sabotano. La consapevolezza che avete raggiunto è preziosa, perché molti adulti sono vittime di pensieri emotivi e non gestiti, che li rendono vulnerabili. Coltivare pensieri costruttivi, basati su gentilezza, empatia e ascolto, è un atto rivoluzionario che ci unisce e ci fa vivere meglio. Complimenti per il vostro impegno!».

– Fra Giulio Cesareo

Quest’anno il Cortile di Francesco, inserito nel contesto delle celebrazioni per gli 800 anni del Cantico delle Creature, si è focalizzato sul tema della creatività, racchiuso nel titolo CreAzione. La creatività, per me, è l’arte profondamente umana di scoprire, attraverso l’amore e la cura, la bellezza nascosta nella realtà. In questo senso, CICATR/CI si inserisce perfettamente: è un’esperienza che ci invita a riscoprire, proprio nelle ferite, una luce capace di rivelare una bellezza autentica, non scontata, ma profondamente vera.

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